La biopsia dei tessuti infiammati consente cure più efficaci e personalizzate contro l’artrite reumatoide.

Sono le indicazioni che arrivano da una ricerca in corso presso diversi Atenei italiani e poche altre Università nel mondo. Proprio la biopsia del tessuto sinoviale ((la membrana che riveste le articolazioni), potrebbe dare informazioni circa la remissione o meno indotta da differenti trattamenti e su come si possa mantenere nel tempo.

Le ultime frontiere della ricerca si stanno concentrando su quella parte di pazienti che non ottengono la remissione della malattia nonostante i trattamenti sia di prima linea sia con i farmaci biotecnologici più avanzati.

Come si sa, l’artrite reumatoide è una malattia infiammatoria cronica che provoca dolore e gonfiore articolare, interessando circa l’1% della popolazione. Se non identificata e trattata tempestivamente, può condurre a deformità articolari e disabilità irreversibile.

Nonostante i numerosi farmaci disponibili, inclusi quelli biotecnologici, non tutti i pazienti riescono a raggiungere uno stato di remissione clinica sostenuta. Le terapie attuali, pur riducendo disabilità e mortalità, mostrano tassi di remissione insoddisfacenti: i farmaci convenzionali garantiscono remissione nel 40-50% dei pazienti, mentre i biologici nel 40% dei restanti. Inoltre, solo il 10-20% dei pazienti riesce ad ottenere una remissione prolungata senza farmaci per più di 2 anni”, spiega il Stefano Alivernini, ricercatore in Reumatologia presso la Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS di Roma e membro del Comitato Scientifico di FIRA, Fondazione Italiana per la Ricerca in Reumatologia. “Una delle principali sfide nella gestione dell’Artrite Reumatoide è l’eterogeneità biologica dei pazienti, la diversa reattività alla malattia e ai trattamenti, che rende complessa la scelta del trattamento più efficace”.

Attualmente, la scelta terapeutica è guidata da raccomandazioni internazionali basate su caratteristiche immunologiche, dati di imaging e comorbidità, che però offrono una limitata accuratezza predittiva.

La ricerca scientifica si è concentrata su questo problema e negli ultimi due decenni è cresciuto l’interesse per lo studio del tessuto sinoviale, il principale bersaglio dell’infiammazione in artrite reumatoide.

Le analisi istologiche del tessuto sinoviale permettono di quantificare l’infiammazione in modo oggettivo, mentre tecniche di laboratorio avanzate possono analizzare la firma genetica delle singole cellule, fornendo informazioni dettagliate sulla loro localizzazione spaziale.

La biopsia sinoviale è dunque diventata uno strumento prognostico importante per guidare la scelta terapeutica nei pazienti con tale patologia. “Questi risultati aprono la strada a nuovi strumenti per affrontare l’eterogeneità della malattia, avvicinandosi sempre di più la medicina di precisione nella gestione della malattia”, sottolinea Alivernini.

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