Grande apprezzamento fin dai primi momenti per “Senior Economy Open Days”, la tre giorni dal titolo “Quale futuro per la terza età”, iniziata il 3 ottobre e che proseguirà il 4 e il 5, nella prestigiosa sede presso l’aula magna dell’ateneo Unimarconi di Roma (in via Vittoria Colonna 11).
Davvero molti i temi in ballo, le difficoltà delle strutture residenziali e di quelle ospedaliere in generale, e poi la mancanza di personale, di competenze, di risorse economiche.
Organizzato da Anaste con il media partner Senzaetà,
tra i primi relatori Maria Teresa Bellucci, viceministro del Lavoro e delle Politiche sociali. L’onorevole ha parlato della legge 33 relativa alla riforma degli anziani non autosufficienti che promette un insieme di azioni congiunte tra i diversi attori impegnati nella cura e nell’assistenza dei cittadini della terza età, istituzioni, associazioni, società civile. Una legge importante che per la prima volta è stata disegnata nel nostro paese, cercando di rendere omogenei gli interventi per la terza età, a tutti i livelli, ma che tuttavia presenta assieme a tante buone iniziative anche molte zone d’ombra, soprattutto a proposito della residenzialità.
Come hanno poi sottolineato alcuni degli altri interventi.
Molto interesse ha suscitato l’incontro tra Monsignor Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, e Sebastiano Capurso, presidente Anaste.
Monsignor Paglia ha parlato di un vero e proprio “scatto” da fare verso la nuova legge, che rientra nel Pnrr, il piano di ripresa e resilienza, e che va sempre attenzionata, poiché non ha grandi risorse per poter decollare veramente.
Concentrato molto sull’importanza dell’assistenza domiciliare, mostrando scarsa fiducia circa la realizzazione di nuove strutture residenziali, e sul rischio che corrono molti anziani, la solitudine e l’isolamento sociale, ha rivendicato con orgoglio la sua età, 79 anni. “Noi vecchi dobbiamo smetterla di considerarci scarti e dare di noi questa immagine alla società, a figli e nipoti. Noi siamo una potenza e dobbiamo aiutare tutti, compresi noi stessi, a vivere meglio”.
Dal canto suo il presidente Anaste ha registrato un certo scetticismo verso le case di comunità e gli ospedali di comunità previsti dalla legge citata. Strutture “originali” nate dalla fantasia italiana, poiché altrove non ci sono. Ha poi sottolineato piuttosto la presenza di migliaia di posti letto sommersi in strutture abusive in cui il rispetto, la cura, l’assistenza degli anziani non è certo al primo posto. Ha rimarcato come nel nostro paese i posti letto per i non autosufficienti siano la metà rispetto a quelli del resto d’Europa, per cui “spendere risorse per gli ospedali di comunità piuttosto che per le Rsa, è dilapidare quei pochi soldi che ci sono”. Nella riforma per gli anziani non autosufficienti l’interesse per le strutture residenziali è assolutamente scarso e nell’immediato, secondo il presidente, bisogna concentrarsi su situazioni concrete, veicolare quel poco che c’è sulle realtà presenti oggi e su cui la politica sembra incerta sul da farsi. Intanto, i decreti attuativi per concretizzare la legge o almeno parte di essa, stentano ad arrivare.
Il problema dei soldi che non ci sono in campo socio sanitario è stato sottolineato poi da altri interventi. Per Nino Cartabellotta, presidente Fondazione Gimbe, si è cercato di tamponare tante mancanze con sussidi soprattutto per mantenere un consenso politico ma non dando risposte vere sulla salute ai cittadini. Il presidente si è detto convinto che sia difficile applicare al meglio la legge per i non autosufficienti, perché le esigue risorse attualmente presenti in sanità non farebbero che spostarsi lasciando vuote altre necessità. Molte negative pure le parole di Federico Spandonaro di Crea Sanità, professore di economia all’Università di Torvergata, davanti a un panorama di spese sanitarie sempre più basso. Per risolvere la situazione che stiamo vivendo secondo il professore bisognerebbe inventarsi un sistema sanitario completamente diverso dall’attuale. Ma naturalmente con quelle disponibilità finanziarie che ora non si vedono proprio.
Cristiano Gori, coordinatore del Patto per un nuovo welfare, insieme di oltre 60 associazioni che si occupano dei cittadini della terza età e che si sono dati molto da fare per la riforma degli anziani non autosufficienti, ha riscontrato come di Rsa se ne sia parlato ma senza prevedere investimenti ad hoc. Investimenti che, per Gori, sono ovviamente fondamentali, ma che devono essere accompagnati da idee su cosa e come offrire assistenza. Battersi solo per i fondi ma non pensare ai contenuti e dunque alle persone rischia di diventare un alibi, ha sostenuto il coordinatore del patto.
Un mix di discorsi ad alto grado di coinvolgimento, per disegnare il futuro della terza età, con incontri tutti da ascoltare e condividere.