È stata presentata a Roma la prima indagine nazionale sulla conoscenza della One Health tra i professionisti della sanità e i pazienti. Ma i risultati sono un po’ sconfortanti: di One Health, infatti, un paziente su 4 non sa cosa sia e, peggio, oltre l’80% dei sanitari non lo mette in pratica, ma spesso non per cattiva volontà, piuttosto per mancanza di reti di appoggio che non consentono loro di tradurre la teoria in pratica.

Questi sono i risultati di un’indagine nazionale, promossa da MioDottore e condotta da Datanalysis: presentata a Roma, ha coinvolto un totale di 1700 persone (700 medici specialisti, 100 veterinari, 100 direttori generali e sanitari di aziende ospedaliere, 100 politici della sanità e 700 pazienti). Tra gli ostacoli, scarse conoscenze sull’argomento, mancanza di strategia chiara, carenza di finanziamenti

Ma di che parliamo, quando parliamo di One Health?

Intanto, c’è da dire che il Ministero della Salute, nel suo nuovo assetto organizzativo, si è dotato di un Dipartimento One Health. Un tema di grande interesse, affrontato anche dai responsabili della Salute che si sono ritrovati nel G7 Salute ad Ancona. E connesso a un altro importante argomento, quello dell’antibiotico resistenza.

La One Health è un approccio strategico olistico che interconnette la salute umana, animale e ambientale. È la cosiddetta ‘salute unica’ che significa: miglioramento degli standard di salute. E dunque della qualità complessiva della vita, del benessere, dell’ambiente.

Anche grazie a nuovi strumenti per un diverso modello di assistenza territoriale, telemedicina, piattaforme digitali, strutture e presidi per i servizi di prossimità, accessibili e inclusivi. Ecco cos’è la One Health. Che, per essere tradotta e sviluppata in una positiva realtà, ha bisogno, sottolineano gli esperti, di ciò che ora è scarsamente presente, presidi territoriali e tecnologie digitali, per arrivare meglio e velocemente ai bisogni dei pazienti.

I professionisti del mondo della sanità, nel report, indicano i temi che potrebbero/dovrebbero far decollare la soluzione One Health: in primis la resistenza antimicrobica (20%) e i focolai di malattie altamente infettive (20%), poi l’inquinamento ambientale (circa 18%).

 

 

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