Una buona notizia per il trattamento del tumore ovarico platino-resistente: si chiama Mirvetuximab soravtansine ed è il primo e unico anticorpo farmaco coniugato (ADC) che ha come target il recettore alfa dei folati (FRɑ) approvato nell’Unione Europea e per il quale la Commissione Europea (CE) ha concesso l’autorizzazione all’immissione in commercio.

Al momento si tratta dunque dell’unica alternativa terapeutica approvata per questo tipo di tumore ovarico che è una delle principali cause di morte per tumori ginecologici in tutto il mondo.

La valutazione positiva è supportata dai dati dello studio registrativo di Fase 3 MIRASOL che ha coinvolto centinaia di pazienti e dimostra un beneficio in termini di sopravvivenza globale nel carcinoma ovarico platino-resistente rispetto alla chemioterapia.

L’approvazione costituisce un passo molto importante per AbbVie che produce il Mirvetuximab soravtansine grazie al quale fa il suo ingresso nel trattamento dei tumori solidi e nella medicina di precisione ampliando così il proprio portfolio in oncologia.

Ma cosa si intende per tumore ovarico platino-resistente?

La maggior parte delle pazienti colpite da questa tipologia oncologica, in fase avanzata è di solito sottoposta a un intervento chirurgico seguito da una chemioterapia a base di platino. Però, nel corso della malattia, la maggior parte delle donne finisce per sviluppare una malattia resistente al platino. Questo trattamento quindi può essere una valida soluzione per curare al meglio chi ne è coninvolto, senza intaccare la qualità della vita con trattamenti negativi.

Spiega il professor Giovanni Scambia, Direttore Scientifico della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, Università Cattolica del Sacro Cuore, “Il carcinoma dell’ovaio colpisce circa 6.000 donne ogni anno in Italia rappresentando circa il 30% dei tumori maligni dell’apparato genitale femminile e occupa il decimo posto tra tutti i tumori nelle donne, con il 3% dei casi. Si presenta principalmente dopo la menopausa; di solito, superati i 50 anni ma, in alcuni casi, colpisce anche donne più giovani. Ad oggi”, prosegue il professore, “non se ne conosce la causa esatta ma alcuni fattori, tra cui l’età e la familiarità possono aumentare il rischio di sviluppare questo tipo di neoplasia. Il tumore dell’ovaio è uno dei più aggressivi e questo è gravato da un tasso elevato di diagnosi tardive, non esistendo uno screening efficace per la maggior parte delle pazienti. Lo stadio di malattia alla diagnosi è il fattore prognostico principale nel tumore ovarico: la sopravvivenza globale a 5 anni delle pazienti con tumori epiteliali maligni dell’ovaio si aggira intorno al 46%”.

Aggiunge la professoressa Domenica Lorusso, Responsabile Ginecologia Oncologica Humanitas San Pio X e Professore Ordinario di Ginecologia e Ostetricia di Humanitas University.: “Mirvetuximab soravtansine è il primo anticorpo farmaco coniugato (ADC) che entra a far parte delle opzioni terapeutiche a nostra disposizione nelle pazienti con tumore dell’ovaio con l’obiettivo di rispondere ad un importante esigenza clinica dei medici e delle pazienti, quella cioè di aumentare la sopravvivenza e limitare le tossicità. Questa nuova classe di farmaci rappresenta un modo intelligente e altamente tecnologico per fare arrivare alla chemioterapia direttamente al tumore attraverso un anticorpo che lega un recettore presente sulle cellule tumorali e libera la chemioterapia dove ce ne è bisogno, cioè all’interno del tumore”.

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