Gli specialisti lo sostengono da tempo, che la “radioterapia cura e preserva la qualità di vita e ora si conferma più efficace e meno invasiva della terapia ormonale”. Le parole sono di Marco Krengli, presidente dell’Associazione di Radioterapia e Oncologia Clinica (AIRO) a proposito dei risultati di un gruppo di ricercatori pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica The Lancet Oncology e presentati durante la 47a edizione del congresso internazionale per il tumore alla mammella (San Antonio Breast Cancer Symposium -SABCS- in Texas), concluso prima di Natale.

Lo studio sull’efficacia della radioterapia riguarda in particolare le donne over 70 con tumore al seno ed è quasi tutto italiano, coordinato dalla Breast Unit diretta da Icro Meattini e dalla Radioterapia Oncologica diretta da Lorenzo Livi, unità dell’Azienda ospedaliero-universitaria Careggi di Firenze.

 Preservare la qualità della vita delle pazienti è cruciale, senza compromettere il benessere quotidiano, soprattutto per le donne over 70 che rappresentano le oltre 50 mila donne che ogni anno si ammalano di cancro al seno in Italia, ha poi sottolineato il presidente AIRO, definendo lo studio “una pietra miliare per la ricerca radioterapica”.

Ma entriamo nel dettaglio.

Lo studio (EUROPA, randomizzato, di fase 3 su quasi mille pazienti (926) over 70 da 21 centri di cui 19 italiani) confronta radioterapia e terapia ormonale dopo chirurgia conservativa, con l’obiettivo di dimostrare che la prima non solo garantisce un controllo locale efficace, ma ha anche un impatto significativamente minore sulla qualità di vita.

L’analisi preliminare ha evidenziato che, a parità di efficacia nel controllo locale, la radioterapia è significativamente meno impattante sulla qualità di vita rispetto alla terapia ormonale.

“Dalla letteratura scientifica, sappiamo che combinare terapia ormonale e radioterapia per i tumori al seno a basso rischio di recidiva nelle donne anziane e potenzialmente fragili, può essere un trattamento eccessivo in alcuni pazienti. Negli ultimi anni – spiega Icro Meattini, coordinatore dello studio e socio AIRO – si è cercato di ottimizzare le cure, ma fino a oggi gli studi si sono concentrati solo sull’eliminare la radioterapia. Questo studio, invece, è il primo che mette a confronto due approcci separati, dove in un caso c’è solo la terapia ormonale e nell’altro solo la radioterapia. I risultati ci aiuteranno a capire, a parità di efficacia, quale trattamento sia meno invasivo per migliorare la vita delle donne”.

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