Una notizia che non è passata certo inosservata circa il brusco rallentamento dell’aspettativa di vita umana in Europa, anche perché noi italiani eravamo ben posizionati nella classifica dei popoli più longevi.

Si è giunti a questa affermazione dal risultato emerso da una ricerca portata avanti dall’Università inglese di East Anglia e pubblicato sulla rivista The Lancet Public Health. I fattori principali di questo rallentamento sono soprattutto il cibo, la poca attività fisica e l’obesità, senza tralasciare la responsabilità della pandemia da Covid, che ha interessato buona parte dell’umanità.

Il gruppo di ricercatori sostiene che per continuare ad allungare la vecchiaia bisogna indurre i governi ad investire di più su stili di vita sani, ma già da quando si è giovani.

Tra i popoli presi in esame gli inglesi sono quelli che hanno subito un rallentamento più significativo, per gli italiani si è riscontrato un 0,36 anni dell’aspettativa di vita.

Nicholas Steel, a capo della ricerca ha affermato: “I progressi nella salute pubblica e nella medicina nel 20mo Secolo hanno fatto sì che l’aspettativa di vita in Europa migliorasse anno dopo anno. Ma non è più così”.

Dalla ricerca è scaturito che dal 1990 al 2011 la riduzione delle morti per malattie cardiovascolari e per conseguenza dei tumori ha contribuito ad allungare le aspettative di vita. Ma questi risultati già dal 2011 hanno cominciato a rallentare, poi la pandemia ha dato un altro forte arresto. Di conseguenza se per anni si è pensato che grazie alla ricerca, alla modernizzazione delle società si sarebbe vissuto di più dei nostri avi, questo forse purtroppo non sarà vero se non si prendono dei provvedimenti seri.

Spiega sempre Nicholas Steel che dopo il 2011, i principali fattori di rischio come obesità, ipertensione e colesterolo alto sono aumentati o hanno smesso di migliorare in quasi tutti i Paesi. “Migliori trattamenti per il colesterolo e la pressione sanguigna non sono stati sufficienti a compensare i danni causati dall’obesità e da diete povere”.

Le nazioni in cui la diminuzione della longevità è stata più evidente sono Austria, Finlandia, Francia, Galles, Germania, Grecia, Inghilterra, Irlanda del Nord, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Scozia, e Spagna. Invece lievi flessioni in positivo si sono riscontrate in Irlanda, Norvegia, Islanda, Svezia e Danimarca, forse grazie a politiche di sanità pubblica più efficaci e maggiori investimenti nell’assistenza sanitaria.

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