In occasione del 12esimo congresso nazionale del Gruppo Italiano Multidisciplinare Sincope (GIMSI) (https://www.gimsi.it/), i massimi esperti riuniti all’Università Cattolica di Milano, dal 5 al 6 febbraio, hanno richiamato l’attenzione sull’impatto sociale e sanitario della sincope, una condizione clinica molto diffusa, ma trascurata, e la carenza di centri dedicati e certificati negli ospedali. Una criticità che comporta diagnosi tardive, ricoveri inutili e sprechi di risorse per il Servizio Sanitario Nazionale.
In Italia ogni anno perdono i sensi 2 milioni di concittadini, di cui 187mila si rivolgono al Pronto Soccorso.
Lo raccontano i risultati del censimento italiano dei centri sincope, condotto dal GIMSI da luglio a dicembre 2024 su un campione di 158 ospedali, dal GIMSI.
L’analisi ha evidenziato che il 32% degli ospedali non ha un centro sincope, il 37% ha una struttura dedicata, ma non possiede i requisiti richiesti dalle linee guida europee.
Inoltre, i centri certificati che rispettano i requisiti internazionali, sono appena il 30% e scesi, in cinque anni, da 72 a 48.
Lo svenimento coinvolge persone di ogni età e sesso: il 50% della popolazione è svenuto almeno una volta nella vita, uomini e donne in eguale misura. Molti sono gli anziani che, a causa della perdita temporanea di coscienza, spesso cadono con esiti che incidono pesantemente sulla qualità e l’aspettativa di vita. Ma gli svenimenti sono frequenti anche nei giovani (il 30% di chi si rivolge al Pronto Soccorso) e non vanno sottovalutati, perché le “vittime” finiscono spesso in un vortice di esami medici inutili, con grande spreco di risorse. Un’attenta valutazione “di come si sviene” è essenziale per indirizzare la diagnosi, ma in Italia un ospedale su tre non ha appunto un centro dedicato. Lo rimarcano i massimi esperti di sincope durante il 12° Congresso.
Cos’è la sincope? Un termine tecnico che significa uno svenimento, una perdita di coscienza temporanea, in genere di qualche secondo o pochi minuti, dovuta a una riduzione dell’afflusso di sangue al cervello, da cui di solito ci si riprende in maniera completa e spontanea, come ha sottolineato Andrea Ungar, presidente Gruppo Italiano Multidisciplinare Sincope e Ordinario di Geriatria all’Università di Firenze. E ha spiegato: “Nella maggior parte dei casi, non si tratta di nulla di preoccupante e lo svenimento è provocato da forti emozioni (svenimento “classico” o sincope vaso-vagale) o dall’essere rimasti troppo a lungo in piedi, soprattutto d’estate o in un ambiente caldo. Inoltre, prima di perdere coscienza ci sono quasi sempre sintomi come capogiri, nausea, pallore, sudorazione intensa, annebbiamento della vista. In altre parole, ci si accorge sempre di stare per svenire. Solo in rari casi, invece, la perdita di conoscenza può essere dovuta a un’aritmia che rallenta o accelera troppo il battito del cuore e per questo la sincope di origine cardiaca è la più pericolosa e non è preceduta da segnali”.
Serve dunque prima di tutto una diagnosi precisa. Ha puntualizzato Michele Brignole, coordinatore del censimento GIMSI, tra i massimi esperti internazionali di sincope e senior scientist presso l’Ospedale San Luca – Istituto Auxologico di Milano: “Per indirizzare la diagnosi e capire da cosa sia provocato lo svenimento sono necessarie unità dedicate, le cosiddette Syncope Unit, che valutano il paziente con esami, per lo più semplici, ma specifici e mirati. Ad esempio, se si sospetta un problema cardiaco si eseguono gli accertamenti cardiologici necessari per confermare tale sospetto. Se si propende per uno svenimento “classico”, invece, si farà il “tilt test” nel quale il paziente viene posto su un lettino speciale inclinato, in grado di attivare il riflesso vaso-vagale, passando dalla posizione sdraiata a quella eretta”. Ha detto ancora: “Nonostante l’Italia resti leader tra i Paesi europei nella gestione e trattamento della sincope, la situazione negli ultimi anni è peggiorata, con una riduzione del numero di Syncope Unit certificate, dalle 72 censite nel 2019 alle 48 attuali, e la mancanza di centri sincope in molte province. Il motivo”, ha evidenziato, “è da ricercarsi nella diminuzione del personale e delle risorse del Servizio Sanitario Nazionale degli ultimi anni, che ha costretto a ridurre il numero delle Syncope Unit”.
Ha anche affermato come non sia “necessario prevedere una struttura dedicata per ogni ospedale, bensì sarebbe sufficiente almeno un centro sincope per almeno ognuna delle 110 province italiane o almeno una in ogni delle 225 ASL (una ogni 266.000 abitanti). Tale distribuzione omogenea potrebbe contribuire a ridurre i costi sanitari, migliorare la gestione dei pazienti, limitando le conseguenze a lungo termine e offrire così un importante beneficio sia per il sistema sanitario che per la qualità di vita delle persone colpite”.
Gli esperti consigliano alcune procedure per evitare di svenire: se si avvertono i primi sintomi della sincope, è consigliabile sdraiarsi immediatamente a pancia in su; sollevare le gambe a 45 gradi per facilitare l’afflusso di sangue al cervello e al cuore; stringere i pugni e contrarre le braccia fino alla scomparsa dei sintomi.
Da ricordare: se tutto diventa scuro e si perde la vista, in quel momento si hanno solo pochi secondi per prevenire la sincope.
Importante: idratarsi correttamente bevendo circa 2 litri di liquidi al giorno e non limitare troppo l’assunzione di sale, salvo per ragioni mediche.