L’Alzheimer potrebbe svilupparsi a causa di alterazioni dell’intestino. Sarebbe il disequilibrio tra i batteri presenti nell’apparato digerente a causare lo sviluppo di sostanze tossiche responsabili del morbo.

Il legame tra intestino e cervello nella malattia di Alzheimer e nelle varie forme di demenza è stato scoperto da un team di ricerca internazionale, guidato dall’Istituto di Nanotecnologia del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Nanotec). Lo studio, condotto in collaborazione con l’European Synchrotron Radiation Facility (ESRF) di Grenoble e l’IRCCS Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” di Milano, ha consentito di osservare in dettaglio, utilizzando la nano- e micro-tomografia a raggi X a contrasto di fase (XPCT), le alterazioni strutturali e morfologiche provocate dalla malattia di Alzheimer nell’intestino di modelli animali.

La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Science Advances e fornisce importanti e nuove informazioni sui meccanismi che collegano appunto le alterazioni intestinali al loro potenziale ruolo nell’insorgenza della patologia.

La tecnica potrebbe essere fondamentale per la diagnosi precoce e l’identificazione di nuovi bersagli terapeutici.

In effetti, da tempo gli scienziati stanno studiando proprio la comunicazione tra neuroni e intestino e hanno evidenziato come il microbiota intestinale svolga un ruolo chiave nell’avvio della demenza. Come se i “cattivi” batteri del microbiota scappino dall’intestino e si vadano ad accumulare nei neuroni del cervello.

E la tomografia a raggi X, individuando i cambiamenti del microbiota dell’intestino, potrebbe dare un aiuto reale nel capire anche i disturbi neurologici che portano a malattie della demenza come l’Alzheimer.

La ricerca proseguirà su questa direttiva, per cercare di dare quanto prima risposte soddisfacenti alla cura dell’Alzheimer & Co.

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