Com’era il cervello di un uomo, duemila anni fa? Più grande, più piccolo, più semplice, meno fragile, oppure più esposto a malattie, tumori? E’ possibile trarre dei dati per capire se si soffriva anche all’epoca di depressione?

Essendo il cervello umano materiale organico altamente deperibile, è rarissimo che si mantenga anche una sola piccola cellula nel tempo, oltre un certo periodo, diciamo dieci anni….. Invece qui abbiamo una notizia: è stato possibile studiare un cervello di duemila anni fa!

Come? Ce lo spiega il CNR.

Il Consiglio nazionale delle ricerche ha contribuito, tramite l’Istituto di scienza, tecnologia e sostenibilità per lo sviluppo dei materiali ceramici (Cnr-Issmc) all’ analisi del materiale cerebrale vetrificato rivenuto nel cranio di un giovane adulto maschio sepolto dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C, oggetto dello studio “Unique formation of organic glass from a human brain in the Vesuvius eruption of 79 CE” appena pubblicato sulla rivista Scientific Reports.

In particolare, è stato coinvolto il ricercatore del Cnr-Issmc Danilo Di Genova, che ha sottolineato come, per comprendere il processo di vetrificazione, siano state condotte analisi volte a definire la “storia termica” del materiale: “Abbiamo condotto delle analisi sperimentali riportando i frammenti di cervello alle temperature a cui si sono trasformati in vetro con cicli di riscaldamento e raffreddamento a velocità variabili con apparecchiature molto sofisticate, grazie a una collaborazione tra Cnr-Issmc, il Dipartimento di Scienze di Roma Tre e la Technische Universität Clausthal”.

Le analisi condotte sono state rese possibili grazie alla strumentazione acquista dal Cnr nell’ambito del progetto Nanovolc “Nanoscale dynamics of volcanic processes: Experimental insights and numerical simulations of explosive eruptions”, di cui Di Genova è coordinatore, finanziato  nel 2022 con un ERC Consolidator Grant da parte del Consiglio europeo della ricerca.

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