Dopo l’Alzheimer, la demenza a corpi di Lewy (DLB) è la seconda forma più comune di demenza neurodegenerativa. Dal punto di vista clinico, i pazienti affetti dalla patologia presentano fluttuazioni cognitive, parkinsonismo, allucinazioni visive e disturbi del sonno REM. A causa della sovrapposizione clinica e neuropatologica, oltre l’80% dei casi di DLB viene inizialmente diagnosticato in modo errato e confuso con altre patologie, in particolare con le malattie di Parkinson e di Alzheimer.

Una nuova ricerca ha individuato due biomarcatori salivari, in particolare, delle specie salivari di alfa-sinucleina e della proteina tau, altro biomarcatore di neuro degenerazione, che potrebbero facilitare la diagnosi della DLB.

Lo ha comunicato attraverso una nota stampa l’ufficio stampa e comunicazione dell’Università Sapienza di Roma. Alla ricerca hanno preso parte Giuseppe Bruno e Fabrizia D’Antonio del Dipartimento di Neuroscienze Umane della Sapienza, l’Ateneo è intervenuto con un finanziamento nell’ambito dei bandi di ricerca per i piccoli progetti del 2021. Il lavoro è stato pubblicato sul Journal of Alzheimers’ disease.

Si legge nella nota che – i ricercatori hanno esaminato i livelli di queste proteine in quattro gruppi di individui: tre dei quali composti da pazienti affetti da una patologia neurodegenerativa (DLB, malattia di Alzheimer e malattia di Parkinson) e uno composto da individui sani. I risultati hanno dimostrato che tutti i gruppi patologici presentavano una concentrazione più alta di alfa-sinucleina e di proteina tau rispetto ai soggetti sani. La ricerca ha dimostrato che – elevate concentrazioni di proteina tau fosforilata (ps199-tau) consente di differenziare i pazienti con malattia di Parkinson dai pazienti con demenza di Alzheimer e Demenza a corpi di Lewy. Inoltre, i pazienti con demenza a corpi di Lewy presentano concentrazioni di alfa-sinucleina oligomerica maggiori rispetto ai pazienti affetti da malattia di Alzheimer.

Purtroppo nelle fasi iniziali delle diverse patologie neurologiche, che portano alla demenza, presentano caratteristiche cliniche simili, che rendono più difficile la diagnosi specifica all’interno dell’ampio spettro di queste malattie neurodegenerative. Di conseguenza se questi risultati sono confermati con ulteriori ricerche, potrebbero consentire di differenziare con un semplice prelievo di saliva tre delle malattie neurodegenerative più frequenti.

(Fonte Ufficio Stampa Sapienza Università di Roma)

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