Nasce dalla collaborazione scientifica tra l’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena (IRE) e l’Ospedale Universitario Charité di Berlino e riguarda una ricerca sul tumore testa-collo, uno dei più difficili da trattare. Lo studio, pubblicato sulla rivista Drug Resistance Update, potrebbe cambiare il modo in cui viene affrontato questo carcinoma. Si tratta di una neoplasia che colpisce aree come bocca, gola e laringe, e presenta ancora oggi un’alta probabilità di recidiva e una bassa sopravvivenza a 5 anni.
Lo studio ha identificato un meccanismo “non genetico” di resistenza ai farmaci mirati, in particolare agli inibitori della PI3Kα, come l’alpelisib, già utilizzato in clinica. I ricercatori hanno osservato che alcuni microRNA, piccole molecole che regolano l’attività genica, disattivano un freno naturale della crescita tumorale: la proteina PTEN. La resistenza, quindi, non dipenderebbe da mutazioni genetiche, ma da un meccanismo “alternativo” che modifica la regolazione dei geni senza alterarne il DNA. I ricercatori lo spiegano così: è come se il tumore, invece di cambiare la centralina (il DNA), manomettesse i comandi che la regolano, disattivando i freni e continuando a crescere anche in presenza del farmaco.
La ricerca, condotta da team multidisciplinari dell’IRE sotto la guida del direttore scientifico Giovanni Blandino, ha inoltre dimostrato che, una volta disattivato il freno PTEN, entra in gioco una seconda proteina, PLK1, che consente al tumore di trovare un’altra via per sopravvivere.
La buona notizia è che esistono già molecole sperimentali in grado di bloccare PLK1, che nei modelli di laboratorio hanno ridotto la vitalità dei tumori resistenti. Questo apre la strada a una possibile terapia combinata: unendo farmaci contro PI3Kα e PLK1 si potrebbero superare le resistenze e migliorare l’efficacia delle cure per molti pazienti.
Lo studio è stato realizzato con il supporto di Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro.
Oggi, la vera sfida non è tanto il trattamento del tumore primario, che nella maggior parte dei casi, grazie alla ricerca, è sempre più curabile, con sopravvivenze a lungo termine in costante crescita, quanto la gestione della resistenza ai trattamenti e della progressione metastatica.
“Nel caso delle metastasi – spiega Giovanni Blandino – i meccanismi alla base della crescita tumorale non derivano necessariamente da nuove mutazioni genetiche, più frequenti e aggredibili nel tumore primario, ma da network molecolari complessi e ancora poco conosciuti. Questa complessità richiede un impegno più incisivo per comprendere e contrastare la resistenza tumorale”.
“Non sempre – prosegue Claudio Pulito, Ricercatore IRE – i tumori sfuggono ai farmaci perché cambiano i propri geni: spesso, li regolano in modo diverso. Capire questi meccanismi ci permette di agire con maggiore precisione e sviluppare terapie più intelligenti.”
“Questo tipo di ricerca – conclude Konrad Klinghammer, del Dipartimento di Medicina, Divisione di Oncologia ed Ematologia, Charité – Universitätsmedizin Berlin – è fondamentale per chiarire i meccanismi alla base della malattia e della resistenza ai trattamenti. Aprendo così la strada allo sviluppo mirato di strategie terapeutiche innovative per i pazienti con tumori della testa e del collo”. Immagine by unsplash