La flora batterica dell’intestino, e non solo i batteri nel liquido seminale e nel tratto vaginale, può influenzare l’infertilità: lo dice uno studio basato sull’analisi genetica proprio della flora batterica. Se ne è parlato durante il Congresso sulla salute riproduttiva e sessuale della coppia, organizzato dalla Società Italiana di Andrologia e Medicina della Sessualità (SIAMS), a Firenze, l’11 e il 12 aprile scorsi.
La ricerca, pubblicata su Scientific Reports, del gruppo Nature, e realizzata da un gruppo di ricercatori dell’Università di Pechino, ha utilizzato per la prima volta dati genetici, valutando la composizione del microbiota intestinale determinata dal genoma come possibile causa dell’infertilità. In particolare è stata presa in esame la composizione del microbiota intestinale, identificando 15 gruppi di batteri alleati della fertilità maschile e femminile, e 2 ceppi microbici “nemici” della capacità riproduttiva.
Questi risultati potrebbero fornire nuovi spunti per la diagnosi precoce, la prevenzione e il trattamento dell’infertilità. Tale condizione riguarda 186 milioni di persone nel mondo e colpisce in Italia il 15% delle coppie. Numeri che senza dubbio alimentano l’inverno demografico che, nel nostro Paese, ha fatto registrare una denatalità shock toccando il minimo storico di appena 379mila nuovi nati nel 2023.
È quindi ora crescente l’attenzione sui nuovi fattori di rischio dell’infertilità, tra cui appunto il microbiota intestinale che, fino ad oggi trascurato, potrebbe invece avere un ruolo rilevante nella capacità riproduttiva maschile e femminile
Nel dettaglio, lo studio ha analizzato le informazioni sul genoma associate al microbiota, derivate da campioni raccolti su oltre 18mila persone provenienti da vari Paesi, tra cui Stati Uniti, Israele, Corea del Sud, Germania e Regno Unito, con età compresa tra i 50 e i 62 anni. Questi dati sono stati poi combinati con quelli relativi a un campione di 994 uomini infertili e 9831 casi di infertilità femminile.
Ha spiegato Linda Vignozzi, presidente della Società Italiana di Andrologia e Medicina della Sessualità e ordinaria di Endocrinologia all’Università di Firenze: “I ricercatori hanno studiato 196 tipologie di batteri per valutarne l’impatto sulla capacità riproduttiva maschile e femminile, individuandone 17 che sembrerebbero influenzare la fertilità. Nello specifico, per quanto riguarda gli uomini, sono stati identificati 5 gruppi di batteri con effetto protettivo, in quanto associati a una minore probabilità di sviluppare problemi di fertilità, come i batteri appartenenti ai gruppi Bacteroidaceae e Enterobacteriales, tra i quali l’Escherichia coli. È stata, invece, collegata a un rischio maggiore di infertilità maschile, la presenza dei batteri del genere Allisonella che, promuovendo lo stress ossidativo, favoriscono un microambiente infiammatorio e danneggiano il DNA degli spermatozoi, riducendone numero e motilità”, ha precisato l’esperta, continuando così: “Per quanto riguarda le donne, su 11 gruppi batterici rilevanti, solo uno ha mostrato un’influenza negativa sulla fertilità, alterando la concentrazione di estrogeni circolanti, che può provocare ovaio policistico ed endometriosi. Gli altri 10 tipi di batteri tra cui, ad esempio, quelli appartenenti al gruppo Bifidobacteriales, sono stati, invece, associati a una migliore capacità riproduttiva femminile”.
Allora, come si fa a mantenere in salute il microbiota, anche contro l’infertilità? Sempre secondo la professoressa Vignozzi, “fondamentale è una dieta equilibrata con alimenti ricchi di fibre prebiotiche, attraverso frutta, verdura e cereali integrali, l’assunzione di probiotici naturali come lo yogurt e optare per grassi sani, come gli omega-3 del pesce azzurro, l’olio di oliva e le noci. Essenziale per favorire la crescita di batteri benefici, anche limitare il consumo di zuccheri e di alimenti trasformati, ridurre fumo e consumo di alcol, ed evitare l’uso eccessivo di antibiotici”, ha concluso.