C’è allarme allergie. A causa dei cambiamenti climatici e dell’aumento del riscaldamento globale, la stagione delle allergie si allunga e si intensifica. Rispetto al passato, infatti, inizia fino a 25 giorni prima in primavera e si prolunga di circa 20 giorni in autunno. Un aumento complessivo della durata della stagione pollinica di oltre un mese e mezzo, dovuto a un maggior numero di giornate senza gelo, come registrato nel 2023. Una cattiva notizia che peggiora e rende più duraturi i sintomi per chi soffre di allergie, in particolare i bambini affetti da asma, 1 su 5 in Italia, e gli anziani con problemi respiratori, il 17% degli over 65, tra i quali si registra un rischio più alto di decessi dovuti all’esposizione ai pollini.

Sono i numeri segnalati dagli esperti della Società Italiana di Allergologia e Immunologia Clinica (SIAAIC), al congresso “Libero Respiro”, a Cetara, in occasione della 18ª edizione della Giornata Nazionale del Polline, che cade il 21 marzo, promossa dalla Società Italiana di Aerobiologia, Medicina e Ambiente (SIAMA), allo scopo di studiare le problematiche ambientali connesse alle malattie allergiche.

Dunque, bastano 10 giorni in più “senza gelo” per avere un maggior numero di giornate di allerta allergie. A evidenziarlo è l’indicatore specifico monitorato dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) attraverso la Banca Dati degli Indicatori Ambientali. Un aumento che dà alle piante più tempo per crescere e rilasciare il polline, allungando di oltre un mese e mezzo la stagione delle allergie, con gravi rischi per la salute soprattutto negli anziani con malattie respiratorie croniche.

A dimostrarlo  inoltre c’è uno studio appena pubblicato sulla rivista BMC Public Health, che ha scoperto che l’esposizione ad alti livelli di vari tipi di polline, a una settimana, influisce sui tassi di mortalità delle persone longeve con problemi respiratori.

E, poiché il riscaldamento globale non sembra tendi a smorzarsi, la stagione critica per le allergie è destinata a diventare sempre più lunga e massiccia, “con il risultato che i sintomi sono peggiori e più duraturi per gli oltre 10 milioni di italiani che soffrono di allergie, costretti a protrarre le terapie nel tempo”, ha sottolineato Vincenzo Patella, presidente della SIAAIC e direttore UOC Medicina Interna dell’Azienda Sanitaria di Salerno.

Cosa fare contro le allergie?

Dagli esperti SIAAIC un decalogo per ridurre la quantità di pollini nelle città senza rinunciare al verde pubblico. Ad esempio scegliere piante che producono meno quantità di polline, evitando esemplari di betulla, cipresso, ulivo. Oppure mettere a dimora alberi e arbusti che fioriscono in estate o inverno e non in primavera per avere un impatto minore (come gelsomino nudiflorum, camelia, erica, liburno). O, ancora, falciare e gestire il verde pubblico nelle ore notturne e nelle giornate poco ventilate. Utile inoltre bonificare i luoghi pubblici da piante responsabili di dermatiti allergiche (asteracee tipo margherite e crisantemi, piante urticacee tipo ortica e parietaria, piante euforbiacee tipo stelle di natale).

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