Intervento del presidente di Anaste, dott. Sebastiano Capurso, alla Audizione presso la 10° Commissione Sanità del Senato della Repubblica su AG 121, sulla riforma legge delega assistenza agli anziani, del giorno 14 febbraio 2024. 

L’Anaste ha visto con grande favore l’avvio di questa riforma, che rappresenta a nostro avviso un quadro di riferimento, un punto di partenza anche perché alcuni caratterizzanti il Decreto originario si sono persi. Mi riferisco in particolare all’integrazione sociosanitaria, così come la visione della presa in carico globale dei bisogni degli anziani, elementi che sono spariti, mentre la frammentazione degli interventi sembra essere ancora dominante. Abbiamo considerato naturalmente anche degli elementi positivi: il criterio della Valutazione Unica Nazionale, elemento che aspettavamo da tempo e che servirebbe anche a porre rimedio alle diversità che le singole Regioni hanno utilizzato nei criteri di valutazione del bisogno e della non autosufficienza e delle conseguenti azioni legate alla soluzione di queste difficoltà degli anziani. 

La prestazione universale pure è un elemento sicuramente importante, certamente da ampliare, perché in questa fase sembra essere semplicemente un assegno di supporto alla povertà: infatti la fascia di persone che potrà godere del beneficio è veramente modestissima, sia in termini numerici che in termini di reddito. Elemento molto positivo, che noi riteniamo estremamente significativo per il nostro settore, è quello dei centri residenziali multiservizi CRM, che rappresentano uno sviluppo della idea di “RSA aperta”, che sosteniamo da molti anni e che a nostro avviso consentirà di rimediare ad una svista contenuta nel decreto 77, e cioè la esclusione delle RSA dalla rete dei servizi territoriali del SSN. 

Noi come “concessionari di servizio pubblico” e quindi erogatori di LEA riteniamo che la RSA sia uno degli elementi centrali all’interno di questo sistema e che quindi il centro residenziale multiservizi sia un enorme passo avanti e consenta di riposizionare esattamente le RSA dove noi le vediamo, cioè all’interno del SSN, come parte integrante dei servizi territoriali. I CRM potranno diventare gli snodi da cui possono partire gli altri servizi: la telemedicina, l’assistenza domiciliare, i centri semiresidenziali, oggi assolutamente trascurati. 

A questo proposito riprendo una considerazione a proposito dello squilibrio tra Nord e Sud. Noi registriamo, nella distribuzione dei posti letto per cure di lungo termine, uno squilibrio enorme, drammatico tra regioni del Nord e regioni del Centro e del Sud. Ci aspettavamo con il PNRR una proposta per un riequilibrio che viceversa non si è ancora vista. Sarebbe infatti necessario un piano per il Sud anche per rispondere ad un problema economico e sociale fondamentale, che riguarda il lavoro delle donne, che specie al Sud, proprio per la carenza di servizi, sono costrette a rinunciare al lavoro per dedicarsi all’assistenza domiciliare degli anziani. 

Esiste un altro aspetto per noi importante, quello delle risorse umane, che è da mettere in correlazione con la problematica della formazione del personale per l’assistenza e soprattutto per l’assistenza sociosanitaria territoriale domiciliare. Perché questo personale, oggi, non si trova e, al di là delle utopiche interpretazioni di qualcuno che vedrebbe da domani l’assistenza domiciliare come panacea, se non abbiamo il personale tutta l’organizzazione rischia di franare senza avere alcuna possibilità di un funzionamento effettivo. L’Anaste è per una riconsiderazione anche del sistema della residenzialità, attraverso uno sviluppo della presenza dei medici e dei medici specialisti geriatri ove possibile, all’interno delle RSA, proprio perché nelle RSA gli ospiti sono oggi soprattutto dei malati pluri-patologici. 

C’è la necessità di individuare RSA specialistiche, con una idonea assistenza medica che possa servire per quegli interventi di recupero di risorse importantissime, attraverso la riduzione dei ricoveri impropri. Studi recenti individuano infatti 2 milioni e mezzo di giornate di degenza in ospedale dovute alla impossibilità di dimissione di anziani dai reparti di medicina perché non si sa dove indirizzarli. È uno spreco di miliardi ogni anno che potrebbero essere più vantaggiosamente utilizzati per finanziare nuove strutture. 

Infine, voglio citare come potrebbe essere valorizzata l’equipe multiprofessionale, molto articolata e competente, presente nelle RSA (integrata con il medico nelle regioni dove questa figura non è ancora prevista), ponendola a disposizione del territorio, a pieno titolo all’interno della rete del servizio pubblico. 

Nella foto il Presidente Anaste Sebastiano Capurso

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