USA, il neopresidente Biden nomina l’infermiera Susan Orsega “General Surgeon”, massima autorità federale per la Salute. Il General Surgeon è il capo operativo del US Public Health Service Commissioned Corps (USPHS) e quindi il principale portavoce in materia di salute pubblica del governo federale. Il Surgeon General, è “il dottore della nazione” e fornisce le informazioni sulla salute pubblica e sovrintende agli oltre 6.000 professionisti della sanità pubblica in divisa dell’USPHS. Una carriera pluripremiata e sviluppata nel campo Emergenza-Urgenza quella della Orsega, figura perfetta per affrontare la situazione critica degli USA durante la pandemia.
E in Italia? Come sarebbe se un Infermiere fosse direttore generale del Ministero della Salute o dell’Istituto Superiore di Sanità o addirittura ministro?
Da sempre il ruolo dell’infermiere italiano è un ruolo a metà, perché continua a non avere il riconoscimento meritato, soprattutto oggi, nel mezzo dell’emergenza sanitaria. Invece, il livello di formazione clinica dell’Università infermieristica italiana è considerato il più alto in Europa, insieme al Portogallo. Gli infermieri italiani, non a caso, sono i più ricercati per lavorare negli Stati europei, come si vede dall’esodo professionale verificatosi negli ultimi anni, e vengono investiti dei più alti ruoli. Ad esempio, in Inghilterra, l’infermiere è una figura imprescindibile nel percorso clinico del paziente, tanto da esprimersi sulle possibili dimissioni della persona in cura. L’infermiere lavora in simbiosi con il medico e ha la stessa considerazione di quest’ultimo. In Italia, pochi sono i professionisti che sottolineano l’importanza della figura infermieristica, e in questo l’Italia presenta un deficit, da considerarsi al pari di quello numerico. Come fa notare la FNOPI (Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche), è indispensabile risolvere la grave carenza infermieristica da anni denunciata pari 53mila unità. Il recentissimo rapporto Sanità del Crea Sanità dell’Università di Tor Vergata di Roma, infatti, denunciando la carenza ha utilizzato per definirla i parametri europei secondo i quali mancherebbero almeno 162.972 infermieri se rapportati al complesso della popolazione e addirittura 272.811 se rapportati alla popolazione ultra 75enne, che poi è quella di riferimento soprattutto sul territorio.
La via da seguire è quella di ampliare le competenze infermieristiche anche sul versante delle specializzazioni e delle capacità di programmazione del sistema, riformando i percorsi di formazione. Un cambiamento che, purtroppo, si fa attendere.
di Alice Preziosi