Tre giornate di dibattiti, workshop e sessioni di aggiornamento sulle prospettive diagnostiche e terapeutiche delle diverse forme di demenza con particolare focus sulla forma preclinica, ecco che cosa è previsto per il congresso nazionale della SINdem- Associazione Autonoma Aderente alla Società Italiana di Neurologia per le demenze – che si svolgerà dal 25 al 27 novembre a Firenze.

In Italia sono oltre un milione le persone che soffrono di demenza. Di queste, il 50% soffre di malattia di Alzheimer e si tratta per la maggior parte adulti over 60. Negli over 80, la patologia colpisce addirittura 1 anziano su 4. Questi numeri sono destinati a crescere drammaticamente a causa del progressivo aumento della aspettativa di vita, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo: si stima un raddoppio dei casi ogni 20 anni

“Gli straordinari avanzamenti della ricerca scientifica – commenta la Prof.ssa Amalia Bruni, Presidente SINdem – se da un lato consentono percorsi comuni di identificazione dei fattori di rischio che devono essere condivisi da tutta la comunità medico scientifica dedicata alle demenze e alle malattie neurodegenerative, dall’altro sottolineano, sempre più, come la variabilità dell’essere umano e delle sue malattie necessiti di una  personalizzazione nei trattamenti e nelle strategie terapeutiche”. 

I fattori di rischio sono numerosi: l’età e il sesso femminile per l’Alzheimer, familiarità, ipertensione, obesità, diabete, ipoacusia, traumi cranici, depressione, isolamento sociale ma anche bassa scolarità, inattività fisica, fumo e alcool, inquinamento atmosferico.

Per ciò che riguarda la familiarità, alcuni geni sono dominanti, ovvero la loro mutazione può essere causa di malattia, mentre sono centinaia i fattori di rischio genetici che hanno un peso nello sviluppo della malattia senza però provocarla con certezza poiché potrebbero essere contrastati da fattori genetici protettivi o da stili di vita protettivi.

“Riuscire a profilare il paziente – prosegue la Prof. ssa Bruni – identificando i marcatori di malattia prima ancora che ne emergano i sintomi e farlo su ampie fasce di popolazioni a rischio è la sfida che dovremo affrontare. L’obiettivo dovrà essere quello di mettere a punto un sistema efficace da validare nel campo della ricerca scientifica per poi trasferirlo nella pratica clinica corrente”.

Ad oggi i marcatori utilizzati per la diagnosi della demenza sono costituiti dalle proteine patologiche presenti nel liquor e nel plasma tra cui beta amiloide, tau, neurofilamenti. Molti sono ancora in corso di studio.

“La demenza – dichiara il Prof. Alfredo Berardelli, Presidente Società Italiana di Neurologia – si manifesta inizialmente con sintomi quali deficit di memoria, soprattutto per fatti recenti, e successivamente disturbi del linguaggio, perdita di orientamento spaziale e temporale, progressiva perdita di autonomia nelle funzioni della vita quotidiana. A tali deficit spesso si associano problemi psicologici e comportamentali, come depressione, incontinenza emotiva, deliri, agitazione, vagabondaggio, che rendono necessario un costante accudimento del paziente, con un grosso peso per i familiari che svolgono un ruolo importantissimo”.

La scienza medica e la neurologia stanno avanzando a grandi passi nella conoscenza dei meccanismi cerebrali, fisiologici e patologici e sicuramente il futuro di malattie che fino ad ora abbiamo considerato incurabili dipenderà anche da questo cammino che la SINdem ha iniziato a percorrere con esperti e ricercatori di tutto il mondo.

di Alice Preziosi

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