Tra il 2019 e il 2021 i ricoveri in ospedale per cause legate ai disturbi del comportamento alimentare sono triplicati, con un trend in ulteriore aumento in questo inizio del 2022. Nello stesso periodo l’età d’esordio di tali disturbi, che molto spesso coincide con quella evolutiva, si è abbassata, con casi gravi anche a partire dagli undici, dodici e tredici anni.

È l’allarme lanciato dalla SINPIA – Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza in occasione della Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla, secondo cui tra gli effetti della Pandemia c’è, tra gli adolescenti e i preadolescenti italiani, la maggiore incidenza di disturbi legati al comportamento alimentare, come l’anoressia e la bulimia.

Le richieste sarebbero ancora maggiori – spiega la prof.ssa Elisa Maria Fazzi, presidente della SINPIA e Direttore della U.O. Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza ASST Spedali Civili di Brescia – dato che molti, soprattutto  ragazze, non potendo essere accolti nei reparti per mancanza di posti letto, vengono appoggiati in realtà non specificatamente attrezzate, non ricevendo le cure idonee per la loro patologia per la quale l’approccio del neuropsichiatra infantile, che cura mente e corpo, è parte integrante e fondamentale soprattutto nei soggetti più giovani . La presa in carico precoce e la riuscita del primo percorso di cura è fondamentale per la prognosi della patologia. Stiamo parlando di pazienti molto complessi – continua – in cui alle problematiche internistiche e psicopatologiche specifiche del disturbo si associano spesso diverse e gravi comorbidità psichiatriche e le competenze dei servizi di neuropsichiatria infantile sono assolutamente centrali nei percorsi della presa in carico di queste pazienti, non ultima l’importanza che viene data al coinvolgimento della famiglia nel percorso di cura”. 

I disturbi del comportamento alimentare o disturbi dell’alimentazione, che insorgono prevalentemente in adolescenza e colpiscono soprattutto il sesso femminile, sono patologie caratterizzate da una alterazione delle abitudini alimentari e da un’eccessiva preoccupazione per il peso e per le forme del corpo. I principali disturbi dell’alimentazione sono l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa e il disturbo da alimentazione incontrollata (o Binge Eating Disorder – BED).

Durante il confinamento e la Pandemia la preoccupazione per la salute, per l’aspetto fisico e per l’attività sportiva sono stati tra i fattori principali per l’insorgenza dei disturbi alimentari tra gli adolescenti. A questi si aggiungono altri fattori di rischio come l’eccessivo tempo trascorso utilizzando i social media e l’influenza che questi hanno sull’ideale di magrezza. Inoltre, isolamento e solitudine sono conseguenze dell’anoressia e possono essere peggiorate dalle quarantene imposte durante la crisi sanitaria.

“La paura dell’infezione dal virus – spiega la Dott.ssa Rosamaria Siracusano, Coordinatore della Sezione Scientifica di Psichiatria della SINPIA e Dirigente Medico UOSD Neuropsichiatria Infantile AOU Federico II di Napoli – ha favorito la sensazione di perdita di controllo che, nelle persone con disturbi alimentari, è spesso gestita con un aumento delle restrizioni dietetiche o altri comportamenti estremi di controllo del peso o con episodi da abbuffata”.

Secondo la SINPIA, il peso dell’acuzie e della gravità di casi legati a disturbi alimentari si è tradotto in modo drammatico sui ricoveri di pazienti sempre più compromessi, che trovano solo nei reparti ospedalieri un immediato luogo di accoglienza in situazioni gravi o gravissime. Inoltre, l’aumento della complessità e della gravità dei casi si ripercuote in degenze più lunghe rispetto al passato, anche per la carenza di strutture intermedie, di percorsi di macro-attività ambulatoriali o day hospital, in cui permettere al paziente un ritorno al territorio o a strutture più specificamente riabilitative.

Infine, la cura di pazienti con disturbi alimentari richiede il coinvolgimento attivo della famiglia (spesso disfunzionale), processo che rende necessario un percorso di sostegno ai genitori, di graduale reinserimento della paziente nell’ambiente famigliare e nella vita sociale e scolastica, mantenendo uno stretto percorso di sorveglianza.

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