Non poteva aprirsi con un grido d’allarme più forte il congresso Uneba di Pesaro “L’innovazione al servizio delle fragilità” dal 6 all’8 ottobre 2022.

 Le Rsa sono allo stremo delle forze.

Lo conferma l’Indagine sui costi dei servizi residenziali per le persone “fragili”: come sono cambiati dal 2021 al 2022?” di Uneba, associazione di categoria di quasi 1000 enti non profit del sociosanitario. Il curatore, il presidente di Uneba Milano Virginio Marchesi, ha infatti quantificato i costi e le perdite.

Il 79% delle 111 Rsa Uneba di 11 regioni coinvolte nell’indagine ha i conti in perdita nel primo semestre 2022, con in media 10,9 euro di perdita per giorno e ospite. Il restante 21% è parimenti in difficoltà: evita il passivo grazie ad entrate da altre fonti. 

Una perdita di 10,9 euro al giorno a persona, proiettata sull’intero sistema delle Rsa in Italia, che accolgono (almeno) 250.000 anziani non autosufficienti, significa 2,72 milioni euro di perdita al giorno per tutte le Rsa: 85 milioni al mese, oltre 1 miliardo di euro di perdita all’anno. Mezzo miliardo se consideriamo i soli posti letto gestiti dal non profit.
Confrontando il primo semestre 2022 con il 2021, nelle 111 Rsa analizzate:

  • i costi generali sono aumentati del 29,6%
  • i costi sanitari sono aumentati del 3%
  • i costi alberghieri sono aumentati del 6,1%

E nel secondo semestre 2022 con ogni probabilità l’aumento dei costi sarà ancora maggiore. L’aumento non riguarda solo le utenze e l’energia: anche il costo del personale è aumentato, come riflesso della carenza di infermieri e operatori sociosanitari, e, come per tutti, è aumentato anche il costo dei prodotti. In Lombardia si stimano 315 milioni di perdita nel 2022 per il sociosanitario.

Servono dunque subito più sostegno pubblico ed un nuovo decreto aiuti mirato alle strutture per anziani.

Il convegno di Pesaro però, non è stato certo solo un’occasione per piangersi addosso bensì per rimboccarsi le maniche e guardare a possibili scenari di sviluppo, sia per la tecnologia dei servizi e quindi opportunità di lavoro e applicazioni pratiche per migliorare le strutture, sia per indirizzare all’immediato investimenti imprenditoriali di sicuro successo, secondo le necessità di una popolazione che invecchia e quindi di una Nuova Economia all’orizzonte. A portare i saluti di apertura sono stati il presidente di Uneba Marche Giovanni Di Bari, il presidente di Uneba Puglia Pierangelo Pugliese; il presidente di Uneba nazionale Franco Massi.

Molto interessanti le numerose relazioni. Per tutte ci hanno colpito quelle che sono partite – trattando di innovazione tecnologica e robot – dalla relazione fra uomo e tecnologia (il digital

divide). In tale direzione gli interventi di don Massimo Angelelli, direttore della Pastorale della Salute della Conferenza Episcopale Italiana, su “Per un’Etica dell’innovazione inclusiva: la tecnologia al servizio dell’essere umano”; Piero Dominici, professore all’Università di Perugia, su “L’errore degli errori e i rischi di un’innovazione esclusiva”; Alfonso Molina, di Fondazione Mondo Digitale, su “Il futuro ci attende? L’innovazione come bene comune”. 

Chiaro obiettivo del convegno presentare l’innovazione che già c’è, nei servizi agli anziani e alle persone fragili di Uneba e non solo, e guardare a quella che deve arrivare. Sia in strutture residenziali (come le Rsa) e semiresidenziali, che nei servizi domiciliari, che si svilupperanno su impulso del Pnrr.

Di seguito, nella seconda giornata, sono emersi la tutela della privacy e la gestione del rischio; in particolare la relazione del prof. Stefano Mezzopera della Luiss Business School che ha ricordato le parole chiave Conosco, Gestisco, Controllo, cui devono seguire modelli pratici di applicazione e riferimento delle norme di sicurezza sia per il rischio clinico che per il rischio in genere in sanità.

Infine, le sessioni dedicate il 7 e l’8 ottobre all’innovazione che struttura nuove comunità di cura ed assistenza; la sostenibilità e la generatività dei sistemi di assistenza; la ricerca e la progettazione innovative.

Appare forte il messaggio che “Il mondo dell’innovazione applicata ai soggetti fragili”, è una delle risorse necessarie – ma non sufficienti – per valorizzare l’essere umano. Ne ha parlato il CITEL (Centro interdipartimentale di ricerca in telemedicina) dell’Università di Bari. 

Poi, la presentazione di 7 buone pratiche di innovazione tecnologica per la cura e l’assistenza, tra domotica, diagnostica e intelligenza artificiale, con Pia Opera Ciccarelli, Università di Trento, Università Politecnica delle Marche, Abintrax, Teiacare, Avanguardia Medica, Softwareuno Zucchetti, Fondazione Opera Immacolata Concezione Onlus, Centro di ricerche di Consorzio Zenit e Scuola superiore di scienze dell’educazione San Giovanni Bosco, Automa srl.

La sessione finale, è stata la tavola rotonda “Innovarsi o rinnovarsi: tra sperimentazione e adeguatezza nella cura dell’anziano”. Ha aperto mons. Vincenzo Paglia, Presidente della Commissione ministeriale per la riforma dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria per la popolazione anziana (che si è mostrato fiducioso sull’approvazione del ddl in Consiglio dei Ministri, commentando: “Questo non è un punto di arrivo, ma di partenza”). Altra testimonianza, Cristiano Gori, Coordinatore del Patto per un Nuovo Welfare sulla Non Autosufficienza, prima delle conclusioni dei due presidenti Franco Massi, Uneba e Virginio Bebber, presidente Aris.

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