Lo dice il Presidente dell’ANASTE, Associazione Nazionale Strutture della Terza Età, Sebastiano Capurso. “Sono trecentomila gli anziani non autosufficienti in Italia, le Rsa non ce la fanno più. E nessun governo se ne è mai occupato”. Numeri che fanno impressione, che dovrebbero far emergere una (ennesima) urgenza assoluta di questo paese e che invece non trovano riscontri nel mainstream media o nella politica.

Sono i numeri degli anziani non autosufficienti in Italia, un paese in costante invecchiamento (anzi, con il tasso di invecchiamento più alto al mondo) ma che non sembra avere nessuna strategia di medio o lungo periodo per i suoi anziani.

Le persone della terza o quarta età che in Italia sono classificati come “non autosufficienti” sono 3.800.000. Lo dicono i dati ISTAT. Di questi, 300mila sono ospitati nelle RSA.

Ed è proprio da ANASTE, l’associazione di categoria che raggruppa le imprese del settore (e il cui contratto nazionale fa fede) lancia un preciso allarme attraverso Affaritaliani.it

Le RSA sono in gravissime difficoltà. L’inflazione e il caro energia sta mettendo in ginocchio le strutture che già da tempo lavorano in perdita secca. È un problema gravissimo di cui nessuno sembra volersi fare carico” dice Sebastiano Capurso.

Le RSA rappresentano l’ultima ancora di salvezza per migliaia di persone sole, e sono l’unica forma di assistenza agli anzianinon autosufficienti del nostro paese. Gravemente insufficienti, visto che nel resto d’Europa il tasso di posti disponibili è superiore del 70%. In Italia continuiamo a ignorare il problema. E non solo si ignorano le difficoltà delle strutture dedicate, ma l’intera questione. Parliamo di quasi 4 milioni di persone che nel nostro paese non possono cavarsela da sole. Le famiglie lo sanno bene, e si rivolgono alle badanti. Un universo di sommerso, di difficoltà, di ristrettezze che si tiene in piedi in qualche modo. Ma anche ibadanti, che sono nel nostro paese un milione e mezzo, invecchiano. Cosa succederà tra pochi anni quando anche i badanti avranno a loro volta bisogno di un aiuto? Non c’è nessuna programmazione, nemmeno in termini di politiche migratorie o di formazione professionale”.

Capurso interviene anche sul recente disegno di legge sulla non autosufficienza appena approvato e di cui molto si discute 

“Siamo lontani da un testo ben fatto. Ci sono dei passi avanti importanti, primo tra tutti il fatto che viene indicata una valutazione nazionale sul criterio di non autosufficienza che oggi era delegato alle singole regioni. Ci sono passi importanti anche nell’ottica di raggruppare in un unico contenitore i servizi diversi di INPS, dei Comuni con la loro assistenza sociale, delle aziende sanitarie. Quindi qualche passo avanti è stato  fatto. Ma il nostro settore, oltre che prendersi cura di un numero cosi alto di persone, occupa anche  250mila lavoratrici e lavoratori. Cosa succederà se tra qualche mese le strutture non potranno più pagare il personale?”

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