C’è la differenza di genere anche quando si parla di epilessia, poiché il cervello maschile e quello femminile reagiscono in modo diverso alla patologia. E questo avviene già nel corso di una gravidanza: grazie all’ipotalamo che è la regione corticale che comanda tutte le nostre ghiandole periferiche il cervello si differenzia, quindi, in femminile e maschile.

Il genere incide pure sull’età dell’esordio della malattia e delle sue manifestazioni, sebbene nella realtà il tipo di crisi sia più o meno sempre lo stesso. Nel nostro cervello, inoltre, un ruolo importante lo hanno i neurotrasmettitori, tra cui i recettori ormonali che possono modificare l’attività elettrica e facilitare la comparsa delle crisi. Queste, per tale motivo, nelle donne si possono presentare più facilmente nel periodo premestruale e in quello dell’ovulazione.

Riguardo la risposta ai farmaci nelle donne e negli uomini, gli studi al momento disponibili non hanno evidenziato ancora risposte significative. Secondo Laura Tassi, Presidente LICE, Lega Italiana contro l’Epilessia e Dirigente Medico in Chirurgia dell’Epilessia e del Parkinson presso l’ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda (Milano), “come medici la nostra difficoltà sta soprattutto nella scelta terapeutica, perché i farmaci possono modificare l’assetto ormonale soprattutto nelle donne e causare, per esempio, un ovaio policistico che contribuisce a ridurre la fertilità nel lungo termine, sebbene sappiamo che la percentuale di donne che hanno l’ovaio policistico associato all’epilessia sia molto più alta in generale ed è indipendente dai farmaci”.

L’approccio farmacologico è la prima strategia di trattamento ed è basato, quindi, sulla somministrazione regolare di farmaci anticrisi che, con diversi meccanismi, stabilizzano le proprietà elettriche della membrana delle cellule nervose. L’assunzione dei farmaci è quotidiana ed è indispensabile che sia regolare e costante, la brusca interruzione del farmaco potrebbe causare l’insorgenza di crisi.

L’epilessia come accennato può influire sulla fertilità: alcuni studi hanno mostrato che donne e uomini con tale malattia diventano genitori meno frequentemente, ma dipende molto dalle crisi, dai farmaci, dal tipo di epilessia e pure dal condizionamento sociale. Da ricordare tuttavia che i farmaci anticrisi possono causare malformazioni al feto e la gravidanza va tenuta sotto stretto controllo rivolgendosi al medico specialista.

Parlando di menopausa, gli effetti delle crisi non sono sempre prevedibili e queste possono aumentare, ridursi o restare invariate. In alcuni casi si è notato un loro aumento nella fase subito precedente la menopausa, per poi sperimentare, solitamente, una riduzione dopo che la menopausa si è definitivamente instaurata. Se è possibile assumere una terapia ormonale sostitutiva, talvolta associata ad un peggioramento delle crisi in alcune circostanze e, soprattutto, in alcune formulazioni ad alte dosi, il rischio di osteoporosi è aumentato di 2-3 volte nelle persone con epilessia, in relazione all’uso di alcuni farmaci. I consigli sono quelli che valgono per tutta la popolazione: una dieta equilibrata ricca di calcio e vitamina D, il mantenimento del peso forma, una regolare attività fisica, possibilmente all’aria aperta, evitare alcool e fumo.

Da ricordare che l’epilessia colpisce oltre 50 milioni di persone nel mondo, tanto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità l’ha riconosciuta come una malattia sociale. In Italia ne soffrono circa 600mila persone, ben 6 milioni in Europa. Si calcola che nel nostro paese ogni anno si verifichino 86 nuovi casi di epilessia nel primo anno di vita, 20-30 nell’età giovanile/adulta e 180 dopo i 75 anni.

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