ROMA. – Riconoscimento dell’apnea ostruttiva nel sonno come malattia cronica e invalidante; inserimento nei Livelli essenziale di assistenza; istituzione di un Registro nazionale; tutela dei lavoratori affetti; promozione di campagne di informazione e sensibilizzazione; finanziamento pari a 30 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2023 per tre anni.

Sono i punti contenuti nella proposta di legge C. 765 dal titolo ‘Disposizioni in materia di riconoscimento dell’apnea ostruttiva nel sonno come malattia cronica e invalidante’, che vede come prima firmataria l’on. Carolina Varchi, capogruppo di Fdi in Commissione Giustizia della Camera, presentata nella Sala Stampa di Montecitorio.

A partecipare, tra gli altri, l’on. Marcello Gemmato, sottosegretario di Stato alla Salute; l’on. Gian Antonio Girelli, componente XII Commissione Affari Sociali (PD); Luca Roberti, presidente dell’Associazione Apnoici Italiani; il dott. Giuseppe Insalaco, pneumologo, IFT-CNR Palermo; il prof. Luigi Ferini Strambi, dell’ospedale San Raffaele di Milano. 

“L’assegnazione di uno specifico codice ai fini dell’esenzione dalla spesa sanitaria, l’istituzione di centri specializzati OSA, l’erogazione di dispositivi terapeutici e la tutela dei lavoratori attraverso il lavoro agile per le forme più gravi sono soltanto alcuni dei principi contenuti nel provvedimento. Attraverso questo provvedimento- ha detto la deputata Varchi nel corso della conferenza stampa- vogliamo quindi tutelare i cittadini affetti da questa patologia, che spesso viene sottovalutata e che, se trascurata, può causare l’insorgenza di patologie ben più gravi”.

Secondo il sottosegretario Gemmato, quella presentata dalla collega Varchi è una “proposta di legge meritevole. C’è l’impegno del governo rispetto all’OSAS- ha fatto sapere- una patologia emergente con un costo sostanziale per le casse dello Stato, di circa 3 miliardi di euro, che oggi merita attenzione profonda da parte del Sistema sanitario nazionale.

Lo strumento identificato è quello di una proposta di legge: noi, per la parte governativa, cercheremo di interrogare la commissione Lea per chiedere se l’OSAS possa entrare all’interno dei Lea e quindi sotto l’egida del Sistema sanitario nazionale pubblico, rispetto al quale queste patologie vanno ovviamente inquadrate”.

Soddisfatto della proposta di legge presentata anche il presidente dell’Associazione Apnoici Italiani, Luca Roberti, che ha commentato: “Per i pazienti questa giornata rappresenta una prima tappa importante per il riconoscimento delle Apnee Ostruttive del Sonno come patologia cronica e della sua rilevanza dal punto di vista sanitario e sociale.

Ci aspettiamo che la conversione in legge migliori l’efficacia dell’approccio diagnostico e terapeutico favorendo una maggiore disponibilità di centri territoriali. L’inserimento dell’OSA nel Piano Nazionale delle Cronicità permetterà di ridurre le conseguenze del costo della terapia e delle sue complicanze, anche riducendo i costi sociali e infortunistici di una patologia dal grande impatto epidemiologico”. I disturbi respiratori nel sonno, intanto, rappresentano una delle patologie che con maggiore frequenza altera la continuità del sonno, peggiorando così la qualità della vita e provocando conseguenze a volte deleterie sulla salute di chi ne è affetto.

“Le sole apnee ostruttive colpiscono in Italia circa 7 milioni di soggetti adulti e di questi circa 4 milioni con una forma conclamata- ha fatto sapere nel corso della conferenza stampa il dottor Giuseppe Insalaco, pneumologo e I° ricercatore sui Disturbi Respiratori nel Sonno dell’Istituto di Farmacologia Traslazionale/CNR di Palermo- con percentuali ancora più elevate in chi soffre di ipertensione farmaco resistente, aritmie cardiache, diabete, malattie renali e metaboliche.

A queste si aggiungono altri disturbi respiratori del sonno nei pazienti con scompenso cardiaco cronico, nella BPCO, nell’asma bronchiale, nella grave obesità, nelle malattie neuromuscolari, solo per citare alcuni esempi”. Le OSA possono poi avere importanti conseguenze sul piano neurologico. Tra tutte, spicca l’eccessiva sonnolenza diurna, che si accompagna ad un maggior rischio di incidenti stradali, domestici e in ambito lavorativo.

“Tuttavia- ha fatto sapere il professor Luigi Ferini Strambi, neurologo e primario del Centro di Medicina del Sonno dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano- recenti lavori scientifici evidenziano che il 35% dei pazienti con apnee morfeiche ostruttive lamenta non sonnolenza diurna, bensì insonnia: in particolare, si tratta soprattutto di un disturbo di mantenimento del sonno (frequenti risvegli), piuttosto che una difficoltà di addormentamento.

Occorre rilevare che l’eccessiva sonnolenza diurna, legata ai microrisvegli necessari per riprendere a respirare normalmente, porta ad una riduzione dell’attenzione e della memoria. La diminuzione intermittente di ossigeno può invece creare, oltre ai noti problemi cardiocircolatori, deficit a livello delle funzioni esecutive: sono queste- ha concluso- le capacità cognitive coinvolte nella pianificazione, organizzazione e regolamentazione dei comportamenti”.

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