La società italiana continua a diventare sempre più anziana, con culle vuote in aumento rispetto al passato. Nel 2022, segnata l’Istat, l’Istituto Nazionale di Statistica, le nascite hanno subito un ulteriore calo (-1,9%), cioè 392.598, rispetto ai 400.249 nati del 2021. La diminuzione della popolazione residente in Italia, al 31 dicembre scorso, è di un -0,3%, inferiore a circa 179mila unità rispetto all’inizio dell’anno, attestandosi a 58.850.717.

Al termine dello stato di emergenza sanitaria a fine marzo 2022 (ma ancora non va abbassata la guardia) la dinamica demografica restituisce l’immagine di un bilancio di popolazione ancora perturbato dagli strascichi della pandemia. La perdita di popolazione registrata nel primo trimestre risulta, infatti, pari a 83mila unità, ben il 46,4% del calo conseguito nell’intero anno. L’ulteriore successivo calo di nascite e l’eccesso di mortalità dei mesi estivi, legato alle persistenti ondate di calore, sottolinea l’Istat, hanno ulteriormente aggravato la dinamica naturale. Allo stesso tempo, la ripresa dei movimenti migratori internazionali (in parte dovuta agli effetti della crisi in Ucraina) produce (relativi) effetti positivi, contribuendo al rallentamento del deficit di popolazione, una tendenza che si verifica già dal 2008, poiché chi muore non è rimpiazzato da chi nasce.

Scendendo nel dettaglio, l’Istat rileva come il deficit di popolazione rallenti al Nord, peggiorando nel Mezzogiorno. Al settentrione infatti il decremento è di -0,1%, entità decisamente inferiore rispetto a quella dell’anno precedente (-0,4% nel 2021). Anche al Centro il calo di popolazione è più contenuto (-0,3% contro il -0,5% del 2021). Il Sud, invece, subisce effetti più pronunciati passando dal -0,2% del 2021 al -0,6% nel 2022. La perdita complessiva di popolazione conseguita nel 2022 su base nazionale (-0,3%) non si discosta da quella del 2019 (-0,3%).

Nel 2019 la provincia autonoma di Trento, la Lombardia e l’Emilia-Romagna si erano contraddistinte per incrementi di popolazione (rispettivamente +0,3%, +0,2% e +0,1%). Dopo un crollo nel biennio 2020-2021 dell’1% circa, nel 2022 queste recuperano residenti tornando su livelli positivi (rispettivamente +0,2%, +0,1% e +0,04%).

L’evoluzione è opposta per due regioni meridionali: Campania e Sicilia. Entrambe avevano colmato la perdita subita nel 2020 (rispettivamente il -1,5% e il -0,9%) nel corso del 2021; invece, nel 2022 registrano un nuovo decremento (entrambe il -0,6%).

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