Dal 2014, anno in cui è stata istituita, il 28 marzo è dedicato alla Giornata mondiale dell’endometriosi, una malattia che può essere fortemente invalidante per le donne che ne soffrono, ma poco conosciuta.
I dati riportati dalla letteratura scientifica rivelano che nel mondo sono circa 190 milioni le donne e le adolescenti colpite da questa malattia durante l’età riproduttiva; in percentuale sono tra il 2 e il 10% della popolazione femminile generale.
In Italia le donne con diagnosi conclamata sono circa 3 milioni, di cui il 10-15% in età riproduttiva; la patologia interessa tra il 30 e il 50% delle donne infertili o con difficoltà a concepire. I numeri più alti si raggiungono tra i 25 e 35 anni, ma la malattia può manifestarsi anche in età più giovanile. Purtroppo non è sempre facile diagnosticarla e a volte il responso si ha dopo un percorso lungo e dispendioso vissuto dalla donna con forti ripercussioni psicologiche.
Questa patologia è caratterizzata dalla presenza e dalla proliferazione di tessuto endometriale al difuori della cavità uterina, in base a dove si va a collocare questo può comportare lesioni ovariche, lesioni peritoneali superficiali o profonde. In molti casi queste lesioni possono anche coesistere tra di loro.
Anche se è stato dimostrato che i sintomi dell’endometriosi, in particolare come il dolore o che può causare infertilità, con conseguenze negative sulla qualità delle vita, sulla salute e sul benessere in generale di chi ne è affetto, questa malattia rimane ancora sotto diagnosticata.
Le linee guida per la diagnosi e il trattamento, dettate nel 2014, sono state aggiornate nel 2022 dalla società europea per la riproduzione e l’embriologia – ESHRE. L’endometriosi è inserita tra i LEA (Livelli essenziali di assistenza) nell’elenco delle patologie croniche e invalidanti, con riconoscimento al diritto all’esenzione del ticket per alcune prestazioni specialistiche (endometriosi moderata e grave).
Molte le iniziative calendarizzate dalle regioni e dalle organizzazioni che hanno a cuore la salute della donna.
(Fonte Ministero della Salute)