La cataratta, come si sa, è una alterazione della qualità ottica e della composizione del cristallino che influisce sulla visione. Il suo sviluppo è di solito legato all’invecchiamento, a partire dai 40 anni circa in su (ma può interessare pure soggetti più giovani). È fondamentale identificare il miglior percorso preoperatorio, intraoperatorio e postoperatorio per il paziente over 18 che deve sottoporsi al relativo intervento.

Questo è l’obiettivo delle prime Linee guida sulla chirurgia della cataratta dell’adulto pubblicate sul portale del SNLG (Sistema nazionale per le Linee guida) dell’Istituto Superiore di Sanità.

Le linee guida sono state redatte dall’Associazione Italiana dei Medici Oculisti (AIMO), in collaborazione con un panel multidisciplinare e chirurghi esperti. Le Linee guida, che affrontano vari aspetti dell’intervento di cataratta, potranno essere utilizzate anche per motivare le decisioni cliniche e supportare la definizione di standard assistenziali in ambito pubblico, accreditato e privato. Da rimarcare però, sottolineano gli esperti, che “in questa prima stesura non sono stati presi in considerazione gli aspetti economici e alcune complicanze dell’intervento che saranno oggetto di un eventuale aggiornamento”.

Dunque, i benefici attesi da questo documento saranno legati anche all’evoluzione delle indicazioni sui processi clinici e organizzativi circa la preparazione e conduzione della chirurgia della cataratta. Il tutto in base agli attuali standard, pure  correlati alle raccomandazioni di altri Paesi e di organismi scientifici sopranazionali, la razionalizzazione e l’ottimizzazione delle risorse mediche, di personale sanitario e delle risorse economiche impiegate, l’evitare la duplicazione di procedure, conservando la sicurezza dei pazienti e il contrasto all’antibiotico-resistenza.

Da ricordare infine che esistono diversi tipi di cataratta e che nel settore la chirurgia si è notevolmente evoluta negli ultimi anni, consentendo di passare dall’anestesia generale alla locale e poi a quella topica, ottenuta con la semplice instillazione di colliri anestetici. Questo tipo di anestesia, rilevano gli esperti, ha permesso di diminuire fortemente i rischi anestesiologici.

La ricerca continua.

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