Si è aperto oggi ad Alghero la tre giorni (21-23 aprile) del XXVI Congresso Nazionale della Società nazionale degli Psichiatri Forensi.

La Società Italiana di Psichiatria Forense (SIPF) rappresenta la categoria che studia i risvolti medico-legali e le problematiche forensi che si affrontano in ambito penale e civile con soggetti affetti da patologie psichiche. Le valutazioni fatte da questi psicologi servono a stabilire le condizioni mentali di un soggetto in riferimento a un particolare reato e a un preciso momento del corso giudiziario.

Tra i tanti argomenti che il programma del Congresso prevede c’è quello riferito a una forma grave di depressione in cui i pazienti non rispondono ai trattamenti convenzionali e manifestano problematiche importanti come il suicidio. E’ stata definita la depressione resistente e colpisce un 1 paziente su 3.

Con questa forma di depressione il paziente si può sentire molto debilitato in quanto vive in uno stato di tristezza e disperazione, di conseguenza si sente come se fosse intrappolato in una strada senza uscita.

Questo tipo di depressione può richiedere un approccio di trattamento più intensivo e specializzato che include una serie di fattori come la combinazione di farmaci, la psicoterapia, e se non basta altre forme di terapia.

Il Presidente della Società Italiana di Psichiatria Forense Enrico Zanalda ha sottolineato che “Preoccupa il numero crescente di pazienti con depressione resistente che, a prescindere dalla gravità, comporta un’importante riduzione del funzionamento sociale del soggetto che tende a manifestare idee suicidari e in molti casi a realizzarle”. Ma ha ribadito che dal confronto con i colleghi è emersa “l’interessante modalità di assunzione di uno dei farmaci utilizzati per questo tipo di patologia, disponibile da meno di un anno anche in Italia. Vantaggiosa la nuova posologia per via respiratoria, con cui i pazienti trattati dimostrano risultati duraturi già dopo due mesi di trattamento”.

È un problema più diffuso di quanto si pensi e che coinvolge livelli di gravità diversi tra loro.

“La resistenza ai trattamenti antidepressivi è un problema clinico che interessa quasi un terzo dei pazienti adeguatamente curati per depressione e di particolare problematicità per le conseguenze che derivano da una condizione di salute compromessa sul piano sintomatologico e funzionale. La resistenza al trattamento interessa non solo i pazienti con quadri severi, – spiega il prof Giuseppe MAINA, del Dipartimento di Neuroscienze R. Montalcini, Università di Torino-Azienda Ospedaliera, Universitaria San Luigi Gonzaga ma anche i pazienti con sindromi moderate o lievi. La resistenza prescinde dalla gravità e dal livello di compromissione funzionale e le conseguenze delle resistenze sono cliniche e gestionali, ma anche di costi sanitari e sociali”.

C’è una novità nella posologia del trattamento.

Non sono molte le opzioni di trattamento a disposizioni, anche se la recente posologia della Ketamina sembra incontrare pareri favorevoli tra i clinici e i pazienti. “Per quanto concerne la gestione e il trattamento della depressione resistente, si possono essenzialmente considerare tre possibilità: l’incremento della dose dell’antidepressivo, il cambio dell’antidepressivo, il potenziamento con altri farmaci. Legato al potenziamento della terapia antidepressiva – conclude Zanalda  – è da poco disponibile l’esketamina spray nasale di somministrazione facile e sicura”.

(www.societàitalianadipsichiatriaforense.it)

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