La ACADEMY è una organizzazione nata con lo scopo di affiancare IO SANO nelle attività di formazione, aggiornamento e ricerca, è senza scopo di lucro e si avvale di un comitato scientifico di nutrizionisti, geriatri, foniatri, farmacisti e del contributo di logopedisti, dietisti, psicologi ed educatori ed altre figure professionali.

Il suo scopo è quello di fare formazione rispetto alla alimentazione come strumento di cura e salute soprattutto per persone fragili ed anziani.
Giovanni Varoli durnate il Congresso di Anaste in collaborazione con Senzaetà svoltosi a Roma, ha parlato dei servizi che rappresentano uno strumento per rispondere alle fragilità alimentari e migliorare gli apporti nutrizionali per gli ospiti delle strutture sanitarie e socio-sanitarie.

Ha inoltre spiegato alcune patologie come la disfagia dell’anziano, molto difficile da gestire in casa, fino alla polmonite ab ingestis di natura batterica, grave e difficile anche da valutarne l’incidenza nelle morti degli anziani.

L’importanza dell’alimentazione nell’anziano

Due le cose fondamentali da sapere: 1) invertire la convinzione che il paziente malato, specialmente anziano, non sappia più distinguere il cibo né goderne il gusto, 2) considerare che l’alimentazione è salute, da essa dipende la vita stessa e la condizione della persona. Sono purtroppo scarsi gli studi che analizzano quanto incida una corretta alimentazione sulla salute dell’anziano.

Le calorie

Molti gli esempi citati per evidenziare quanto sia fondamentale osservare con precisione la prescrizione delle calorie che di solito non è mai rispettata. Da evitare poi il raffreddamento della minestra lasciata troppo tempo sul tavolino prima di somministrarla, oppure il mescolamento dei cibi nel pappone frullato per chi non mastica.

“Occorre infine – ha concluso Varoli – impostare il piano alimentare interno alle strutture sul costo-caloria e sul costo-proteina che in ambito sanitario producono molti vantaggi. Conoscere i costi complessivi aiuta nella gestione appropriata di una Rsa, più snella di quella di un ospedale dove però esistono figure come nutrizionista e dietista, non sempre presenti nelle strutture private.

La tendenza del Privato a reinternalizzare la ristorazione deve infatti andare di pari passo con maggiore qualità dei cibi e dei controlli, sviluppando anche modelli di capitolato che prevedano un know how dedicato all’alimentazione, indicatore primario dello stato di salute degli ospiti”.

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