Durante un evento a Milano il 12 settembre, alla presenza dei maggiori esperti del settore e delle associazioni di pazienti, è stata lanciata in Italia l’International Respiratory Coalition (IRC), con lo scopo di migliorare la salute respiratoria a livello globale, con quattro obiettivi primari: preservare la salute dell’apparato respiratorio; offrire cure migliori per tutti; intervenire con tempestività e appropriatezza; promuovere le innovazioni cliniche e tecnologiche.

L’International Respiratory Coalition (IRC) è presente in dieci paesi europei, e in Italia include la Società Italiana di Pneumologia (SIP/IRS) e l’Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri (AIPO) con il supporto di AstraZeneca, Chiesi, GSK e Sanofi. Fondata nel 2021, in risposta all’esperienza della pandemia da COVID-19, composta da clinici, pazienti e partner del mondo dell’industria nel settore respiratorio, l’IRC si pone l’obiettivo di dare priorità alla salute in questo ambito attraverso la definizione di una strategia nazionale di prevenzione, agendo tempestivamente e migliorando il percorso di diagnosi e cura dei pazienti.

E i numeri evidenziano il bisogno di politiche sanitarie ed economiche mirate: più di mezzo miliardo di persone nel mondo convive con malattie respiratorie croniche (MRC) come l’asma, la BPCO (broncopneumopatia cronica ostruttiva), la bronchiectasia e altre gravi patologie.

In Italia, sono 2,6 milioni le persone che soffrono di asma, 3,3 milioni quelle che soffrono di BPCO, più di 50mila quelle con LRIs (infezioni delle basse vie respiratorie) e più di 60mila quelle malate di cancro ai polmoni.

Le MRC rappresentano la terza causa di morte, con una stima più di 50 mila morti l’anno (50.768) e costi diretti e indiretti pari a 45,7 miliardi di euro (assistenza medica, perdita di giornate lavorative, diminuzione della produttività e consumo di farmaci e ossigeno). Numeri in aumento, non solo per via dell’invecchiamento progressivo della popolazione ma anche per gli effetti della pandemia che ha limitato, e in alcuni casi bloccato, la possibilità di accedere alle cure di base per le persone con malattie cronicizzate.

Spesso, ad esserne colpiti sono i gruppi di popolazione più svantaggiati, economicamente e/o geograficamente e a pesare sono anche le differenze nell’offerta sanitaria regionale: un’ulteriore causa di disuguaglianza nell’accesso a cure tempestive e di qualità. È dunque necessario intervenire sull’organizzazione sanitaria sviluppando nuovi modelli di cura per garantire a ciascun cittadino italiano un accesso equo e sostenibile al trattamento e alle cure delle malattie respiratorie. Solo l’adozione di azioni mirate e tempestive, appunto, consentirà di salvare vite, ridurre le disuguaglianze e abbattere i costi economici e sociali relativi alle patologie del respiro anche nel nostro paese.

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