L’11 novembre si celebra la Giornata Nazionale delle Cure Palliative, in Italia la legge 38 del 2010 riconosce come diritto le cure palliative. Due persone su tre sono coinvolte nell’assistenza di un paziente con una malattia inguaribile e in fase avanzata, o perché è un proprio familiare oppure per conoscenza.

A pochi giorni di distanza dalla giornata nazionale a Milano è stato presentato da Ipsos, l’Istituto specializzato in ricerche di mercato, uno studio commissionato da Vidas, una organizzazione di volontariato impegnata nell’assistenza gratuita dei malati inguaribili e dei loro familiari. Lo studio è stato realizzato in collaborazione con la Federazione Cure Palliative e con il contributo della Fondazione Giulio e Giovanna Sacchetti.

Dal sondaggio è emerso che 8 cittadini su 10 sanno che queste cure sono riconosciute dallo Stato, e 6 su 10 sono a conoscenza che queste cure possono essere erogate a domicilio, in ospedale e in hospice. Anche se la maggior parte degli italiani preferisce la casa come il luogo ideale per le cure palliative per se e i propri malati.

Rispetto a qualche anno fa gli italiani sono molto più consapevoli, infatti dall’indagine è emerso che si sia quasi azzerata la quota di chi non ha mai sentito parlare di cure palliative, passata dal 41% del 2011 al 6% di oggi. Se nel 2011 il 24% si dichiarava poco o abbastanza informato, ora il 54% afferma di essere abbastanza a conoscenza dell’argomento. E solo il 18% è ancora convinto che le cure palliative non servano a niente, che siano inefficaci. Invece l’86% ritiene che queste cure servano a migliorare la qualità della vita non solo dei malati ma anche delle famiglie interessate.

Tra i medici di medicina generale, gli specialisti ospedalieri, i pediatri di libera scelta è emerso che l’80% è informato sulla legge. Ad ignorare questa informazione abbiamo il 15% dei medici di medicina generale, il 17% dei medici specialisti ospedalieri e il 21% dei pediatri. Tra gli specialisti clinici più del 60% è orientato a proporre queste cure palliative quando i trattamenti non incidono più sul decorso della malattia, prima di arrivare alla fase terminale.

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