Nel corso del 14esimo Congresso Nazionale degli Oculisti AIMO (a Roma, fino al 18 novembre) si è parlato del rapporto tra occhio secco e donne, colpite da due a quattro volte di più rispetto agli uomini e in una percentuale che può arrivare al 90% in menopausa.

Responsabili di questa patologia: gli ormoni sessuali.

La sindrome dell’occhio secco, anche conosciuta come “dry-eye” (di cui soffre il 20% della popolazione mondiale), dovuta ad una ridotta produzione di lacrime, è complessa e multifattoriale, hanno sottolineato gli esperti. I principali sintomi riportati dai pazienti sono sensazione di corpo estraneo, bruciore, fotofobia, visione offuscata e prurito che, oltre a causare disagio oculare, possono portare anche a disturbi visivi e problemi di lubrificazione, fino a danni alla cornea. Tutto questo può interferire quindi con le più semplici attività quotidiane come leggere, lavorare al computer oppure guidare, costituendo un importante problema di salute pubblica.

Ha spiegato il professor Antonio Di Zazzo, docente di Malattie dell’apparato visivo presso la Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma, che la maggior presenza della patologia tra le donne è legata appunto ad alterazioni ormonali che possono essere causa o concausa di questa patologia ma che “una adeguata terapia profilattica è in grado di prevenire i disturbi e di migliorare non tanto la quantità di vista, ma la qualità di vita delle pazienti che ne sono affette”.

 Numerose evidenze cliniche dimostrano che la patologia dell’occhio secco è correlata ad alterazioni e disfunzioni ormonali, non solo per via della menopausa, ma pure a seguito di tumore al seno e di tumori ginecologici nonché nella sindrome da ovaio policistico.  “Durante la menopausa, in particolare”, ha spiegato ancora Di Zazzo, “la secchezza oculare è favorita dalla carenza estrogenica e androgenica che determina una riduzione del liquido secreto dalle ghiandole lacrimali. La morfologia dell’epitelio corneale viene dunque modificata dalle fluttuazioni ormonali, con notevole impatto sul benessere oculare e sulla qualità di vita”.

Ha chiarito la dottoressa Romina Fasciani, dirigente medico presso il Policlinico ‘A. Gemelli’ UCSC di Roma e membro del consiglio direttivo di AIMO: “Mentre la carenza di androgeni crea reazioni che sono già più note ed evidenti, la carenza di estrogeni sul sistema immune della superficie oculare a volte determina infiammazione, altre volte il contrario questi effetti si osservano spesso nel corso di terapie suppletive con estrogeni in menopausa o per la fecondazione artificiale. Probabilmente anche da altre condizioni e patologie sono importanti nel determinare l’effetto degli squilibri ormonali sulla patologia della superficie oculare. Sicuramente gli ormoni hanno un’influenza, ma la reale potenza e il reale rapporto tra la carenza ormonale, soprattutto degli estrogeni, e il dato clinico, cioè la patologia, non sono sempre chiari”.

Di conseguenza, anche l’approccio terapeutico è in evoluzione. Si sa poco inoltre pure sull’effetto che potrebbe avere una pomata agli androgeni contro le disfunzioni delle vie lacrimali, approvata in America dall’FDA (Food and Drug Administration) e che presto arriverà in Italia, proprio perché non si sono capiti bene i meccanismi che comportano l’occhio secco, legato inoltre all’influenza di altre patologia come il diabete e le patologie della tiroide ed altri ormoni. Dunque lo studio e le effettive soluzioni sono ancora in divenire.

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