Dalle Marche segnali di incontro fra Scienza ed Etica nella medicina perinatale: ma contano gli stili di vita

Dignità umana, sempre, fin dal primo concepimento in grembo. Di più; vicinanza ed attenzione alla mamma da un team medico che possa diagnosticare e curare malformazioni, patologie e problemi del periodo di gravidanza e appunto, nei primi fatidici mille giorni, in cui mamma e bimbo sono più fragili.

Il meeting internazionale svoltosi a Loreto, organizzato dai medici Marco Messi e Alessandro Cecchi, ha trattato quella finestra temporale in cui sia mamma che neonato hanno bisogno di cure: l’evento “I primi 1000 giorni di vita” – è questo il titolo – vuole stigmatizzare il momento neonatale in cui ci dev’essere una squadra di specialisti che agiscono all’unisono ed in modo integrato sul territorio: su ogni territorio. Il modello virtuoso di Loreto e delle Marche vale per ogni regione (l’assessore alla Sanità della Regione Marche Saltamartini ha ricordato che la tutela della dignità umana è nella nostra Costituzione). 

Un modello che questo convegno rilancia e in cui crede fermamente, che non richiede costi in più, come riconosciuto anche nel saluto del Presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli, che ha voluto essere presente.

Ma c’è un altro aspetto, oltre a quello scientifico e medico. Quello etico.

 Il Vescovo di Loreto ha premesso: il “non nato”, ha diritto alle cure: è già una Persona. Poi, don Aldo Buonaiuto: “Non parliamo mai di “materiale umano”, ha detto.

La Persona non è una cartella clinica e alto si leva ancora il grido di don Oreste Benzi, quando lottava contro il gesto estremo, l’aborto, di quelle mamme che si arrendono, spesso con l’unica voce consolatrice, quella del cuore. Un intervento, quello di Don Aldo, dedicato alla penosa vicenda della piccola Indi, che una stupida burocrazia di governi ciechi ha soppresso, insieme alla speranza non di guarigione ma di cura, che non deve e non può essere negata alla Persona.

 Ecco, a Loreto, il messaggio è arrivato forte e chiaro, assieme poi agli interventi illuminati di molti illustri relatori, come il prof. Virginio Carnielli che ha ricordato anche gli sprechi di risorse, energie e strutture che si sovrappongono nel nostro servizio sanitario.

Oppure ancora il neurochirurgo Roberto Trignani che ha portato l’attenzione sulle responsabilità del chirurgo quando si trova ad operare sul cervello di un neonato.

 Informazione e comunicazione, altre parole chiave per stare vicino alle mamme e alle famiglie quando si hanno problemi di medicina prenatale. Sono stati citati dati, numeri e statistiche, purtroppo in aumento, delle patologie più comuni e delle malattie rare, spesso genetiche, spesso causate da stili di vita NON corretti, sia della madre ma anche del padre. Alcol, fumo, alimentazioni sbagliate, stress, vite al limite senza rispetto per chi viene al mondo, indifeso. Il dibattito scaturito in conclusione ha portato testimonianze toccanti e formative: su tutte, quella di Monica, una mamma che ha vissuto la notizia di una malformazione cardiaca della sua bimba come uno shock… e che se fosse stata lasciata sola… 

Invece oggi quella bimba era proprio lì, in prima fila, trent’enne e laureata, dopo che è stata monitorata e curata. Un esempio, forte. Dopo che un’equipe medica multidisciplinare, competente e sensibile, ha reso possibile lungo il corso degli anni, realizzare i suoi sogni di bambina, adolescente e donna. E quelli della sua mamma.

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