Forse non tutti sanno che in Italia l’ora legale ha costi diretti e indiretti che incidono sulle tasche dello Stato e sulla salute dei cittadini. Lo sostiene un report del Daylight Saving Time presentato alla 10a edizione di Italia Sonno 2023.

Gli effetti negativi dell’ora legale sono dunque confermati dalle ultime ricerche e riguardano sonno, sonnolenza e capacità cognitive. Introdotta durante la I guerra mondiale, e pensata per permettere un risparmio nei consumi di energia elettrica e di emissioni di anidride carbonica, in realtà i vantaggi dell’introduzione dell’ora legale sembrano veri solamente in un limitato numero di paesi nordici e in misura modesta rispetto a quando fu istituita.

I dati della letteratura medico-scientifica riportano invece di un incremento dell’incidenza di patologie cardio e cerebrovascolari, di patologia psichiatriche e dell’abuso di sostanze di almeno il 10%. A questo si aggiungano i negativi effetti sul sonno prodotti sugli oltre 8 milioni di italiani che combattono con disturbi del sonno quali insonnia cronica e disturbi del ritmo circadiano.

 I costi diretti di questi pazienti, pari a circa 450 euro annui pro capite, gravano sui conti per oltre 4 miliardi di euro annui, che arrivano a oltre 6 miliardi includendo i costi indiretti. Queste stime non includono i maggiori costi sanitari sostenuti per l’aumento dell’incidenza di infarti, ictus e incidenti stradali nella settimana successiva all’ora legale, che risultano difficilmente quantificabili.

Si può quindi stimare, per difetto, che il costo sociale dei disturbi del sonno in generale includendo lo stress da ora legale, porti ad una perdita annua di 1,5 punti percentuali del PIL mediamente pari ad oltre 30 miliardi di euro su base annua (quasi l’intera manovra finanziaria).

Per contro, i risparmi energetici ottenuti non oltrepassano l’1%. Se da un lato i paesi nordici, come Svezia e Norvegia, presentano risparmi energetici significativi compresi tra 15-30 milioni di euro su base annua, paesi come l’Italia presentano invece un incremento di spesa energetica che si aggira intorno allo 0.12% rispetto al costo che si avrebbe senza l’introduzione dell’ora legale, probabilmente dovuto al maggior ricorso all’energia elettrica per uso di condizionatori d’aria nei mesi estivi.

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