In occasione del 68° Congresso nazionale che si sta svolgendo a Firenze, gli esperti della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (Sigg), richiamano l’attenzione sulla necessità di un pronto soccorso a ‘misura di anziano’. Questo significa avere la presenza costante e omogenea del geriatra a partire dai DEA (i dipartimenti di emergenza e accettazione), per migliorare la valutazione dei bisogni clinici dei senior, gli over 75enni rappresentano la fascia di età maggiormente presente nel ricorrere a questo tipo di intervento) e indirizzarli verso i servizi assistenziali più appropriati.

Geriatri in pronto soccorso vuol dire anche ridurre i ricoveri, con la stima del 20% di ospedalizzazioni in meno, secondo gli studi pubblicati su BMC Geriatrics e sul Journal of the American Geriatrics Society. La loro presenza può contribuire a ridurre il declino cognitivo e il peggioramento delle condizioni fisiche, fattori i rischio per gli anziani in attesa al pronto soccorso.

L’assenza di competenze specifiche, segnalano gli specialisti del Sigg, fa sì che, una volta veicolato in reparto (qualsiasi), un anziano su tre ne esca minato nel saper badare a se stesso proprio a causa di quegli interventi che dovrebbero invece essere terapeutici. Allettamenti prolungati, terapie farmacologiche multiple, cambiamento negli abituali ritmi di sonno, mancanza di un’adeguata alimentazione e isolamento, aumentano l’incidenza di delirium, cadute e diffusione delle infezioni. Ha commentato in proposito Andrea Ungar, presidente Sigg e ordinario di geriatria all’Università di Firenze: “Questo fenomeno richiede un ripensamento dell’organizzazione della valutazione degli anziani che si presentano al pronto soccorso in modo tale da ridurre la loro permanenza all’interno di ambienti che potrebbero peggiorare, piuttosto che migliorare, le loro condizioni di salute. È quindi di primaria importanza ridurre i ricoveri non necessari e trattare quanto più possibile il paziente in contesto domestico. In questo quadro il geriatra ha un ruolo chiave nella corretta gestione dei bisogni clinici e assistenziali degli anziani”. Del resto, ha ribadito Antonio Cherubini, direttore geriatria IRCCS di Ancona, “gli anziani sono pazienti più complessi, con molte malattie e che prendono molti farmaci. Spesso, poi, presentano anche problemi sociali, oltre che sanitari. Richiedono più indagini diagnostiche e per questo necessitano di una permanenza in pronto soccorso più lunga. Purtroppo, però, frequentemente non ricevono una risposta adeguata perché l’approccio di lavoro dei reparti di emergenza è poco adatto a pazienti così complessi”.

Ha aggiunto Enrico Benvenuti, direttore geriatria Usl Toscana centro: “Per risolvere questo problema, è necessario integrare le figure professionali che si trovano nei pronto soccorso con esperti di geriatria. Il ruolo dello specialista in questo contesto è quello di prendere in carico pazienti che sono già in attesa di ricovero nel DEA attraverso una valutazione multidimensionale della funzione cognitiva, della perdita di autonomia, del rischio di cadute e del benessere del caregiver in modo da impostare insieme ai medici del pronto soccorso, il piano di cura ottimale che favorisca il miglior percorso possibile di cura in tempi rapidi, tra cui la possibilità di essere seguiti a domicilio”.

Geriatrizzare” i pronto soccorso è insomma la soluzione per garantire agli anziani una migliore presa in carico.

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