Ci convivono sei italiani su 10, tra ansia, depressione, attacchi di panico, solitudine. Il punto in una ricerca di INC Non profit Lab.

Un problema che riguarda tutte le età, i sessi (ma soprattutto giovani della generazione Z e le donne, in una percentuale del 65%) e i ceti sociali: lo evidenza la ricerca “L’era del Disagio”, realizzata da INC Non Profit Lab, il laboratorio dedicato al Terzo Settore di INC – PR Agency Content First, in collaborazione con AstraRicerche, tra gli italiani e le Organizzazioni Non Profit con il patrocinio di RAI Per la Sostenibilità-ESG.

Chi ne soffre

I principali problemi con cui convive il 60,1% degli italiani sono insonnia, ansia, depressione, apatia, attacchi di panico, disturbi dell’alimentazione, solitudine. Non è solo questione di Covid: non si può scaricare le responsabilità di questo sulla pandemia che ha contribuito a far esplodere un “male oscuro” che da decenni cova nella nostra società.

Del disagio, hanno sottolineato gli esecutori del report, come il Presidente di INC, Pasquale De Palma, bisogna parlarne di più e meglio, sicuramente non con superficialità, con “una narrazione del disagio più attenta e più efficace”.

Una narrazione specifica del malessere

Il campione dei 1001 intervistati, tra i 18 e i 75 anni, ha dimostrato come ci sia una tendenza pericolosa, per contrastare ansia, depressione, insonnia: il fai-da-te, escludendo il ricorso al medico di base e allo specialista (lo si è fatto solo nel 22,9% dei casi). Infatti, c’è chi ha cercato le risorse per farcela dentro se stesso (29,4%), chi ha ricevuto aiuto da amici e parenti (29,1%), chi semplicemente ha atteso che i problemi passassero (28,2%) e chi ha assunto prodotti e farmaci senza prescrizione (27,6%).

Perché si sta male

Si sta male per la preoccupazione davanti a un mondo che cambia, tra guerra, inflazione, povertà, crisi climatiche, emergenze sanitarie (35,1% del campione). Ma è quasi uguale (34,1%) la chiusura in se stessi e la difficoltà a relazionarsi con gli altri (25,1%).

Forte lo stress psicologico che minaccia il benessere degli italiani legato in particolare al lavoro (quando c’è, è troppo pervasivo) o da disoccupazione, poiché non si riesce a trovarlo (46,5%). Non indifferente un altro timore, quello di non poter accedere ai servizi sanitari, soprattutto di tipo psicologico e psichiatrico (30,6%).

Come contrastare il male oscuro

Per lo psicologo Stefano Gheno, presidente di Cdo Opere Sociali, membro effettivo del Consiglio Nazionale del Terzo Settore, i dati della ricerca sono “preoccupanti per la ricaduta sulla vita di ciascuno e sull’integrità del nostro tessuto sociale, ma sono anche liberanti”, perché ora si parla di qualcosa un tempo ritenuto da tenere nascosto. Si sta capendo, sottolinea lo psicologo, che “il disagio non è sinonimo di malattia mentale”. E se si sta male, bisogna “prenderne atto”, come si diceva un tempo, chiedendo aiuto per questa fatica di vivere.

Il supporto (che non c’è) della politica

Però, politica e istituzioni latitano, davanti al disagio sociale. O meglio, ne parlano… e basta. Le Associazioni che si occupano di disagio si sono date da fare: il 43% ha offerto sportelli di assistenza psicologica (gratis o a prezzo ridotto). Hanno sensibilizzato le persone in generale (28%) con una informazione mirata su chi soffre di problemi psicologici (25%), attivando numeri verdi e siti web di assistenza (20%). Ma non basta.
Dice il report: “Quando si chiede alle Associazioni, che conoscono il problema da vicino, di cosa avrebbero bisogno per arginare il disagio psicologico crescente, la risposta è davvero chiara. Servono: politiche adeguate di supporto sociale (80%), fondi adeguati (63%), maggiore attenzione istituzionale sul tema (60%) e l’aiuto dei media, per continuare a tenere alta la guardia sull’argomento (45%)”.
C’è di che riflettere.

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