Una situazione di crisi non più sostenibile, segnalata dal convegno Lumsa-Anaste.
Il presidente Capurso lancia un nuovo allarme. Pesanti i dati sulla terza età rispetto all’assistenza territoriale. L’Assessore del Lazio Maselli illustra il lavoro svolto nonostante carenze e problemi
Su “Diritti negati ad anziani, operatori imprese e famiglie” si esercitano quotidianamente le cronache più cupe della nostra informazione. Su questo delicato tema si è svolto nell’aula magna Lumsa, a Roma, l’incontro “Rsa, la corretta comunicazione per tutelare le persone fragili”.
Folco Cimagalli per Lumsa ha introdotto l’attualità dell’argomento e, purtroppo, la riluttanza a parlarne per ciò che concerne concetti come solitudine, abbandono, vecchiaia….
Un colpevole silenzio cui bisogna rispondere. Un fatto che interessa anche l’Ordine dei Giornalisti Lazio che insieme a Ince e Anaste ha organizzato il dibattito.
L’assessore regionale ai Servizi sociali del Lazio Massimiliano Maselli ha ribadito l’impegno regionale a sostenere in primis l’assistenza territoriale, di prossimità e domiciliare. “Il documento di programmazione approvato in tal senso dalla Regione Lazio si concentra sul 25% della popolazione stratificato nella disabilità, fragilità e anziani soli. Perciò molte risorse e investimenti si spostano sui servizi sociali in particolare della terza età dove si avverte la necessità proprio sul territorio di un diverso setting delle strutture ospitanti, una modernizzazione delle rsa che anche l’Anaste, insieme alle altre sigle datoriali, promuove con forza da tempo”.
Poi, ha illustrato la “Situazione organizzativa e prospettive del settore socio-sanitario”
Sebastiano Capurso, Presidente Anaste.
“Un primo elemento che dobbiamo considerare, quando parliamo di assistenza residenziale, è che le attuali strutture sono completamente diverse da quelle che siamo portati ad immaginare, attraverso le antiche descrizioni degli “ospizi” o i racconti distorti di quanto è avvenuto durante il Covid.
Le moderne RSA, che non vanno confuse con le case di riposo, le comunità alloggio, le case famiglia, il cohousing. Anche gli “ospiti” delle RSA sono diversi: oggi si tratta di anziani gravemente non autosufficienti, con malattie croniche invalidanti, spesso affetti da demenza (oltre il 60% degli utenti) che necessitano di assistenza e cure continuative da parte di personale sanitario e tecnico specializzato.
La grande legge di riforma del settore (L33/2023), attesa da 25 anni, non ha portato quel cambio di indirizzo che tutti gli attori del sistema si aspettavano: nessuna risorsa aggiuntiva, nessuna analisi del fenomeno demografico e clinico e nessuna visione per una prospettiva futura, in grado di assicurare cure idonee ed una vita dignitosa ai nostri anziani, nei loro ultimi anni di vita.
Il nostro impegno è allora quello di rendere partecipi cittadini, istituzioni e mezzi di informazione sulla necessità di un diverso approccio alle problematiche del settore: con questo intento è nato il “Manifesto delle RSA”, promosso dal CIASS, il coordinamento nazionale delle 14 associazioni datoriali del settore socio-sanitario, sottoscritto da tutte le associazioni e società scientifiche della geriatria, da Università, Fondazioni, Enti di ricerca, che vuole ribadire la centralità del ruolo delle RSA nel panorama dell’assistenza territoriale, come insostituibile presidio di vicinanza e risposta alle esigenze dei cittadini anziani non autosufficienti e delle loro famiglie.
Impresa difficile – ha concluso Capurso per l’Anaste – ma per la quale Anaste ha elaborato proposte concrete, che saranno presentate in dettaglio, sia per un riordino organizzativo che per il reperimento delle risorse economiche necessarie”.
Nel dibattito sono emerse tematiche molto pressanti: il problema delle badanti straniere, oltre 1,2 milioni in Italia che hanno poche tutele e ancor meno contributi, eppure lavorano qui quasi sempre in nero, da 15 anni e più. Chi studia soluzioni per questo tipo di assistenza, pure necessaria? Così, pure, chi si occupa del problema della formazione del personale, vista la carenza assoluta degli operatori sanitari e dei caregivers in ambito terza età?
La sessione “Crisi del personale e contratti di lavoro” ha visto l’approfondimento tecnico dell’avv. Paolo Amato in particolare sul contratto di lavoro Anaste per le Rsa, cui ha fatto da contraltare l’intervento di Maria Mamone, segretaria nazionale Snalv-Confsal, che ha rimproverato la poca precisione e attenzione della stampa, per lo meno di alcuna stampa, sui temi della contrattualistica e del personale per la terza età. In aula erano presenti per i giornalisti i rappresentanti dell’Ordine, per cui sicuramente tale critica è arrivata buon fine.
Di seguito, del carico assistenziale per la non autosufficienza sulle famiglie ne ha parlato l’avv Laila Perciballi, garante Anziani del Comune di Roma, che si è anche soffermata sui compiti di vigilanza del Garante, con la responsabilità di segnalare quei “diritti negati” per categorie fragili come i nostri anziani. Interessante poi l’intervento della giornalista Marzia Giglioli che ha posto l’accento sul peso dell’assistenza per le donne, problema profondo che ad oggi non ha risposte adeguate. Un fenomeno sociale ed economico in tragica ascesa: sono queste donne spesso anziane che si trovano a curare altri anziani, ad impersonare la figura “supplente” del caregiver, generico, volontario, spesso senza altre competenze che la disponibilità e la buona volontà. Come si può fare scelte e seguire percorsi giusti nel caso di gravi demenze, per esempio come l’Alzheimer?
Il messaggio, in conclusione, è quello del Manifesto delle Rsa promosso dalle sigle datoriali e da molte altre Associazioni che lavorando nel settore sanitario e sociosanitario della terza età si sentono escluse – come riportato nel discorso del presidente Capurso, dalle decisioni programmatiche e economiche che riguardano l’assistenza agli anziani ed anche la tanto sbandierata – ma distratta – riforma dell’assistenza territoriale.