Approvato dal Consiglio dei Ministri il 31 gennaio scorso l’iter per l’istituzione del Garante Nazionale per i diritti delle persone con disabilità, che sarà operativo dal primo gennaio 2025. Spiega in proposito il ministro per le disabilità Alessandra Locatelli: “Il Garante sarà un punto di riferimento per molti cittadini, un organismo operativo e con propria autonomia e indipendenza per la tutela dei diritti delle persone con disabilità, e nel rispetto della Convenzione Onu”.

Per Vincenzo Falabella, presidente di FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, organizzazione ombrello cui aderiscono alcune tra le più rappresentative associazioni impegnate, a livello nazionale e locale, in politiche mirate all’inclusione sociale delle persone con differenti disabilità), “con l’istituzione del Garante si fa un ulteriore passo verso l’attuazione della legge Delega in materia di disabilità. Ora sarà necessario lavorare affinché l’incarico sia affidato ad una persona competente, che conosca il mondo della disabilità e sappia ascoltare le istanze delle persone con disabilità e delle loro famiglie. Si tratta di una figura che dovrà promuove e tutelare i diritti delle persone con disabilità avendo a disposizione autonomi poteri di organizzazione, di indipendenza amministrativa, non avendo peraltro alcun vincolo di subordinazione”.

Il Garante sarà un organo collegiale composto dal presidente e da due componenti scelti tra persone con “comprovate professionalità, competenze o esperienze nel campo della tutela e della promozione dei diritti umani e in materia di contrasto delle forme di discriminazione nei confronti delle persone con disabilità” (come del resto si augurano al FISH e alle altre organizzazioni coinvolte nella materia).

I tempi sono comunque ancora lunghi, poiché solo dal primo gennaio 2026, l’ufficio del Garante potrà contare su una dotazione organica di due dirigenti e venti operatori, assunti con concorso pubblico. Nel decreto istitutivo c’è pure l’indicazione che, entro il 30 settembre di ogni anno, il Garante invii una relazione alle Camere e al Presidente del Consiglio dei ministri sull’attività svolta, per capire se si è nella giusta direzione o se bisogna cambiare rotta.

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