Per omaggiare una storia lunga 50 anni, il 23 febbraio a Roma, nell’Auditorium Biagio D’Alba” presso il Ministero della Salute, l’AIP, Associazione Italiana Podologi, ha festeggiato l’importante evento con un grande successo di pubblico.

Gremita la sala, non solo dai professionisti podologi, ma anche da specialisti di altre associazioni, da giornalisti, da rappresentanti delle istituzioni. Tutti ben convinti che la podologia sia una disciplina sanitaria fondamentale per stare bene a 360 gradi.

L’incontro è iniziato con una applaudita “passerella” tra due simboli dell’AIP, il vessillo “antico” del 1974, anno di fondazione dell’Associazione, e quello “moderno” di oggi, portati rispettivamente da un rappresentante di allora e da una giovane specialista. Ieri e oggi profondamente legati da una serie di sfide vinte e ancora da portare avanti, come il riconoscimento della podologia nei Lea e la rivisitazione di un nuovo profilo professionale, in linea con i grandi cambiamenti della sanità.

Una professione, quella del podologo, essenziale per un lavoro sanitario multidisciplinare e per affrontare anche patologie complesse come il piede diabetico o il piede dell’anziano.

All’importante compleanno, non è voluto mancare Daniel Weisz, presidente della FIP-IFP, Federazione Internazionale Podologia e Podoiatri cui l’AIP aderisce.

Il presidente Valerio Ponti, nel ringraziare chi ha creato l’Associazione, come Mauro Montesi, ha brevemente riassunto gli importanti risultati raggiunti, “insieme”, ribadendo che c’è ancora da ottimizzare la professione approfondendo conoscenza, competenza, formazione, aggiornamento, valorizzazione, parole chiave di un’AIP da sempre in prima linea che ha anche un valore aggiunto, ha sottolineato: la passione dei podologi per la loro professione. “Una grande storia d’amore”, insomma, che dura da 50 anni.

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