Un neo sospetto non va mai ignorato, poiché i dati parlano chiaro: per melanoma si può morire.

Lo segnala uno studio internazionale, a cui hanno preso parte per l’Italia i ricercatori dell’Istituto Nazionale Tumori Fondazione Pascale di Napoli, ha rivelato che, tra il 2020 e il 2021, cioè nel periodo delle restrizioni per la pandemia Covid, i controlli ‘saltati’, i ritardi diagnostici e di cura hanno causato la perdita di ben 111.464 anni di vita in 31 paesi in Europa, con un costo complessivo pari a 7,1 miliardi di euro. Lo studio, pubblicato sulla rivista JAMA Network Open, mostra che nello stesso periodo solo in Italia sono andati persi 15mila anni di vita.

Una diagnosi precoce è in grado di influenzare in maniera decisiva la prognosi e la qualità di vita. Marzo e aprile sono i mesi ideali per sottoporsi alla mappatura dei nei, un esame diagnostico non invasivo che permette di individuare il melanoma

Per richiamare l’attenzione sull’importanza della prevenzione, la Fondazione Melanoma e l’Istituto Tumori Pascale di Napoli hanno lanciato il nuovo cortometraggio dal titolo “Su noi due”, con protagoniste due volti noti della soap “Un posto al Sole”, Lara Sansone e Miriam Candurro, e con co-protagonisti altri due beniamini della tv, Gigi & Ross. Il corto, che dura poco più di dieci minuti, è diretto dal giovane Alessandro Montali e scritto da Chiara Macor. Il direttore artistico è Romano Montesarchio. Le comparse sono tutte infermieri veri e lo stesso corto è stato realizzato negli ambulatori dell’Istituto dei tumori di Napoli e nel presidio ospedaliero Ascalesi, da 4 anni accorpato al polo oncologico.

Prodotto da Bronx Film e con il supporto non condizionante di Bristol Myers Squibb, racconta la storia di due amiche con un approccio ben diverso alla prevenzione del melanoma: Anna, interpretata da Miriam Candurro, più scrupolosa che scopre di avere un melanoma nelle prime fasi della malattia; e Teresa, interpretata da Lara Sansone, meno attenta alla prevenzione che scopre di avere la stessa malattia della sua amica quando ormai il cancro aveva già iniziato a diffondersi. Nel cortometraggio (è in lizza per i vari festival del Cinema, primo fra tutti quello di Venezia, e per questo non può ancora essere mandato in onda in Tv e nelle sale cinematografiche), quando Anna manifesta i suoi timori per un neo sulla sua coscia, la sua amica le consiglia sorridendo di “non pensarci”.

“Pensarci è invece proprio quello che dobbiamo fare noi tutti”, sottolinea Paolo Ascierto, presidente Fondazione Melanoma e direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Pascale –. Anche per il melanoma, infatti, prevenire è meglio che curare. Perché nonostante questo tumore non ci spaventi più come in passato grazie alla disponibilità di farmaci innovativi, in primis l’immunoterapia che è in grado di guarire il 50% dei pazienti con malattia metastatica, la prevenzione e la diagnosi precoce restano le nostre migliori armi”.

Come mostra la storia di Anna e Teresa, scoprire un melanoma prima è meglio. “Una diagnosi precoce è in grado di influenzare in maniera importante la prognosi di un paziente – conclude Ascierto –. L’aspettativa di vita per i pazienti con melanoma in stadio iniziale raggiunge il 95% a 10 anni dalla diagnosi. Per cui pensiamo alla prevenzione e, soprattutto, agiamo”.

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