Ne stanno parlando proprio in questi giorni a Chicago, al congresso della American society of clinical oncology: il tumore al seno metastatico può essere rallentato. Una nuova terapia con un anticorpo monoclonale farmaco-coniugato ha dimostrato la riduzione del rischio di progressione di malattia o di morte del 38% nelle pazienti con bassa e bassissima espressione della proteina Her2, che nel nostro Paese sono varie migliaia ogni anno.
La proteina Her2 è un recettore che, in caso di alcuni tumori, come quello mammario, viene prodotto in quantità extra e cresce più velocemente rispetto alla condizione normale.
E, in base agli esiti dello studio Destiny-Breast06, a contrastarne questa crescita anomala c’è il nuovo farmaco trastuzumab deruxtecan, con benefici notevoli, poiché costituito da un anticorpo diretto appunto contro il recettore Her2, espresso sulle cellule tumorali, e da un potentissimo chemioterapico legato a questo anticorpo.
I risultati sono stati presentati a Chicago da Giuseppe Curigliano, membro del direttivo nazionale Aiom (Associazione Italiana di Oncologia Medica) e direttore della Divisione nuovi farmaci e terapie innovative dell’Istituto europeo di oncologia (Ieo).
I dati dello studio di fase 3 dimostrano, come questo farmaco (approvato nel gennaio 2023 dall’Agenzia Europea per il farmaco), secondo il professore, sia una sorta di “chemioterapia smart”, in grado tra l’altro di migliorare la sopravvivenza delle pazienti, evitando la successiva chemioterapia (come usuale procedura) dopo la terapia anti ormonale.
I dati sono significativi, conferma Curigliano: nello studio, le pazienti con tumore della mammella metastatico Her2-low e Her2-ultralow, trattate con trastuzumab deruxtecan, in prima linea, hanno vissuto più a lungo, senza progressione o peggioramento della malattia rispetto alla chemioterapia standard. Sono risultati che appresentano un potenziale cambiamento nel modo di classificare e trattare il tumore del seno metastatico e lo studio Destiny, sottolinea l’esperto, “consente di espandere gli orizzonti della cura a pazienti precedentemente escluse dai benefici delle terapie Her2 mirate”.
Sono circa 37mila le donne italiane che vivono con un tumore al seno metastatico, la forma più avanzata e insidiosa della neoplasia che però, davanti agli avanzamenti della ricerca, possono guardare al futuro con una piccola speranza in più.